Io canto l'assenza, canto il distacco, canto lo iato e la disperazione, canto quel che mi manca e quel che ho mancato, il lamento e la persa occasione. Canto quel che è sommerso, il treno che è passato e il binario morto, e canto il torto, l'offesa irrisolta, e l'occasione non colta. Canto l'attimo che resta, il gatto che ha una vita sola, più del riscatto la sòla, e talora - se mi va - canto la vanagloria. Canto le donne degli altri, l'amore spezzato, la donna di altri che era la mia, canto il tormento, lo smadonnamento, la sregolatezza priva di genio, e poi l'insulto, e l'agonia. Canto quando nessuno sente, quando nessuno guarda, canto cento volte la stessa canzone che impietosisca, canto perché nessuno capisca. Canto le promesse dei marinai, l'amante infingardo, lo sguardo non ricambiato, il saluto senza salvezza, il vuoto e la tristezza. Canto la sconfitta e la canto con parole incomprensibili, risibili, canto il deliquio, il delirio, il liquore che
Sdraiato sui binari: diario di bellezze malsincere in attesa del treno. Sperando che porti ritardo.