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Visualizzazione dei post da maggio, 2018

Dire, fare, baciare

Ogni Ti ricordi? è un colpo d'ariete in mezzo al petto, una spintone che mi ribalta all'indietro, e dove casco casco. Talora, come adesso, mi catapulta ad anni ciechi il principio di una canzone, il motivo di cui è innervata, e così non mi raccapezzo più: il 2018 scompare e mi ritrovo giovanotto - pingue e dentro a una maglia atroce - nella notte di Bolsena, sul prato che sconfina il lago e lo recinta, e in un certo modo tiene a bada un'altra Nessie, che deve pur farci il bagno quando nessuno guarda. Quella volta proprio sul prato conobbi gli Avion Travel, dopo che li avevo idolatrati - non esagero - per il tramite di una manciata di dischi fenomenali di cui solo io e pochi altri - pare - coglievamo la bellezza. Impressionai un nastro delle loro parole di musicisti - "Anzitutto la buona creanza" disse Peppe Servillo a inizio concerto: "buonasera" - e quando chiesi cosa sia il talento risposero insieme "E chi lo sa? Prima dovremmo prenderci co

Sul trampolino

Ho salito l'ultimo piano della biblioteca, le stanze arrampicate, e affacciandomi ho scoperto un bel salto. Da lassù tuffarsi sarebbe privo di percentuali di sopravvivenza, il che è incoraggiante per chi volesse passare a miglior vita senza soffrire. Però è un bel posto, la biblioteca, così borgesiano che ti fa passare la voglia del gesto plateale - tanto c'è, tautologicamente, da leggere; e perfino, per architettura, un poco escheriano, con quelle scale perverse, le stanze all'improvviso, i camminatoi le cui code sembrano bocche di altri pertugi, gli abbaini a cielo spalancato, le terrazze vertiginose e i salottini all'inglese. Una palestra culturale, se mai ne esiste una, dove vado sempre con gusto e fatica da scalatore. Quando sto là mi prende la smania del prestito - romanzi scemi, però, romanzi d'acqua, rapimenti d'amore e scorribande, libri leggeri e sconvolti, storie educate che non esistono, piatte come sogliole -  mappoi mi turba il pensiero dell

Che cos'è

Ecco che torna, ragazza senza nome, donna di malaffare, giovenca. Eccola, colle sue ossa sottili, il trucco che sbrodola, la fica in mostra. Non la vedo e c'è, eppure, come qualunque passante, l'edicolante che mi impresta i giornali, l'avvocato in bicicletta. Nasce ogni volta nello stomaco, sale al petto, dimora in gola. E spadroneggia. Eppoi non fa avvisi, non rulla tamburi: quando si presenta si presenta e basta, come un malfattore. Viene e ruba l'allegria, sua sorella fatua; viene e leva la polvere d'oro dai cuscini, e la mattina è pena, cordoglio. Arriva coi sogni: stanotte ho sognato Roberta con una camicia leggera, al centro della solita città trasfigurata a cui il sogno sposta le fontane in un altro quartiere, le case rotte le tinteggia di blu, bagna le quinte come dentro a un acquario, e tutto e liquido, tutto tremula. Al risveglio è uscita dal delirio e sta seduta in pizzo al letto, mi guarda, sorride, ha preso le mie labbra di ieri che sorridevano, a me

Francesco al giro d'Italia

Non tenere le mani in tasca, che se inciampi caschi e ti sgrugni; e poi non mettere le punte in dentro, che ti crescono i piedi storti. Sèntici . E io ci sentivo, mica ero sordo, ma poi facevo come mi pareva: tenevo le mani in tasca e stortavo i piedi; per disattenzione, più che per anarchia. La ripeteva Gino, questa formula di educazione burbera, e la rammentai la prima volta che uscii alla piazzetta dalla porta sul retro: abitandola - giacché in ogni posto in cui nasci c'è una via Paal -  capii che ci potevo lavorare, a giocarci avventure che sarebbero diventate ricordi - come piantare un niente e aspettare tulipani. Oggi ho la fortuna di potermici riaffacciare ancora e nulla a parte me è cambiato: né la porta di casa, né l'asfalto granuloso, in discesa; la serranda del garage che pigliavamo a pallonate, o la finestra di Catenaccio , da cui il padre precipitava madonne peccaminose e mastelli d'acqua zozza sulle nostre imprese. Però la lussuria non era quella - quella er

Puro vangelo

L'estate cominciava con un lampione, un terrazzo e una sedia a sdraio. O c'erano, e c'era l'estate, o non c'erano, e allora ai miei occhi bambini l'estate tardava. Il lampione è rotto un'altra volta - diceva talora Pietro, e se lo diceva a maggio ce l'avevo la speranza che per luglio gli elettricisti del Comune cambiassero la lampadina. Quando era nuovamente acceso farfalle di ogni famiglia frullavano là attorno per berne la luce, fatue che non erano altro. Gastone, incurante di quegli svolazzi tra i capelli, dello sbattitìo molesto degli insetti sul vetro, traslocava la sdraio di cui sopra sul terrazzo di cui sopra, e cominciava la festa. Era in effetti una festa, questo avvento della stagione bella, una palingenesi che si ripeteva con discreta puntualità per il mio sbalordimento. Cinque anni avevo la prima volta che me la ricordo, e un ragazzino di cinque anni si compiace spesso di come il mondo sembri venuto bene - beata innocenza - e di come tutt