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Visualizzazione dei post da gennaio, 2024

Lascia che sia

Quando tutto mi grava addosso come il mondo sulle spalle di Atlante, quando il diaframma mozza in due il respiro e la fame d'aria mi squinterna, prendo su le poche cose necessarie alla sopravvivenza e taglio la corda. L'istinto, che è più tenace della pigrizia, mi spinge sempre verso il mare, luogo di consolazioni, nostalgie e aurore spalancate. A ogni chilometro - passata Vitorchiano, passata Bomarzo, passata Tuscania - butto giù un po' di zavorra, come se invece che andare in macchina volassi in mongolfiera, e una volta arrivato ai confini della spiaggia mi ritrovo leggero come un aliante. Lì, tra la spuma dei pescespada al largo e l'insalata di alghe sulla sabbia, i pescatori che tirano le reti a riva, riesco a vedere più nitide le cose: la consistenza degli amori, le malinconie severe e la fortuna di poterne far racconto. Lì ricordo un'altra volta che la poesia è l'invenzione umana più necessaria - se con quel nome intendiamo la ribellione al destino, la dec

Carovane combattenti

Ridiamo, aprile è arrivato, la tua camicia leggera. La panchina di legno l'hano rotta i ragazzi delle medie, mancano un paio di stecche, il sedere ci casca dentro. Io devo aver detto qualcosa di spiritoso, o tu hai riso per cortesia, non fa differenza. Siamo lì perché è un destino, un viaggio che avrà tante deviazioni, e ad ognuna di esse dovrò scegliere da che parte andare. Ma quella volta chi ci pensava che sarebbe stato così complicato? Credevo a una vita monotona, un poco pigra, la vita a cui aspirano tanti di noi, pensando che sia la migliore possibile. Quel giorno, e nei giorni successivi, che slegarono la nostra libertà, sperai che saresti stata il mio sempre, fino a diventare decrepiti insieme, e che ce ne saremmo accorti, di essere invecchiati, solo in un altro aprile, a cent'anni di distanza. Il fatto di non esser mai riuscito a immaginare una vita senza di te prima che dovessi per forza viverla, è stato un altro bel problema: la fantasia aiuta quando arriva una realt

Un posto migliore in cui vivere

Dio, benedici le mie canzoni, i miei libri, tutti i cinema all'aperto della giovinezza e il loro soffitto stellato, i ristoranti sulla spiaggia, le ragazze che ho amato senza darlo a vedere, il dolore che ogni tanto ancora mi azzanna e  le tentazioni a cui ho ceduto . Spargi l'incenso su tutto e poi ascoltami quando ti parlo, e giustifica il vuoto. Adesso ho paura. Ho paura che tutta quella bellezza sia ormai inafferrabile, che chi ho attormo mi ami solo a parole, che la memoria faccia più danni della dimenticanza. Questa casa è triste: non c'è una ragione precisa, è solo un sentimento, ma è un posto dove abitare mi pesa. Tornarci, alla fine di un viaggio, la sera dopo un concerto, è una pena sottile, inconsistente, ma racconta perfettamente lo sbaglio che ho fatto a comprarla. Ne sono successe di ogni colore, da che abito qui. Cose anche di una certa bellezza, ma quelle asfissianti sono un po' troppe, e hanno la perversa abitudine di restarmi addosso più a lungo. Eppur

Vivere

Seduto sulle scale della mia città, oggi che è il tre di gennaio, guardo le cose come sono cambiate, e immagino come cambieranno da quest'anno in poi. Ho scelto di combattere, per questo scendo a patti col tempo, in caso contrario lo lascerei fare infischiandomene se è passato o futuro. Mi serve che lui mi assecondi: ho così tanti sogni che potrei riempirci altre due vite e le ambizioni di ognuno di loro sono vanterie di cui ogni tanto - come ora - faccio racconto. Fin da ragazzo non abito in una casa e forse è per quello che ne ho cambiate mille: vivo invece dentro le canzoni, nei tradimenti che diventano veniali se c'è uno che li canta da dio, nelle chitarre arrangiate in un certo modo sentimentale, nelle sincopi e nelle sinestesie. Ogni ricordo e ogni immaginazione han bisogno di parole come io di vestiti: mi ci vedreste ad andare in giro nudo come un verme? Ecco il motivo per cui il vicolo che scende verso la scuola delle suore oggi è diventato narrazione. Siete curiosi? Se