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Visualizzazione dei post da luglio, 2014

La libreria che vorrei aprire io

Sono un collezionista di roba bella. Per esempio, compro qualunque cosa disegni e pubblichi Ivo Milazzo. Lui disegna, il disegno diventa libro, io compro. Stavolta è  toccato a Un drago a forma di nuvola , l'ultimo film di Ettore Scola. Un attimo: un film? Sì, perché Scola ha 83 anni e dice che non ha più voglia di sciropparsi le fatiche del set. Così ha scritto una sceneggiatura insieme alla figlia Silvia e a Furio Scarpelli e l'ha messa in un cantone. Poi gli hanno presentato Milazzo e la sceneggiatura è diventata fumetto, voilà . Ora l'ho fatta breve, ma metteteci in mezzo dei mesi - magari qualche anno - di incontri, limature, proposte, controposte, studio grafico dei personaggi, e il gioco è fatto. Graphic novel, si dice oggi, ma non è esattamente un romanzo disegnato: è un film che non è passato nelle sale, una pellicola dove gli attori non si muovono ma devi farli muovere tu, con la fantasia, e devi immaginare le voci  - sempre con la fantasia -  e gli odori delle co

L'ultimo pezzo di cielo blu

Ogni tanto torno sulla terra, dalle mie esplorazioni svagate del cosmo, e mi tocca fare i conti con la realtà. Il genere (dis)umano mi marca stretto, certi giorni non c'è verso di dribblarlo. Conosco poche persone moleste, e faccio di tutto per frequentarle il meno possibile ma a scadenze fisse me le ritrovo davanti, non se ne vanno. Ce n'è una in particolare: una donna con cui non mi accoppierei nemmeno se me lo chiedesse il Papa  per la prosecuzione della specie, nonostante non sia poi da buttare. È però il Bignami della cortesia ipocrita e dei luoghi comuni. Dice: Devi proprio averci a che fare? Sì. Di rado per fortuna, ma sì . Amministra un potere così piccolo che - scritto -  starebbe largo sulla ghiera di una fotocamerina, ma probabilmente si sente Al Capone. Fa battute a cui non riderebbero  neanche le mie tartarughe d'acqua (quella sveglia, almeno; quella tonta forse sì) e farcisce le frasi di anacoluti involontari, la qual cosa non posso farle notare perché interpr

Come Paolo e Francesca

la camera di Paolo e Francesca a Gradara Ci ho messo un po' a capire che i piccoli traguardi sono meglio dei grandi ideali. Sia perché i primi danno un piacere minimo e costante, mentre i secondi solo ansia e un orizzonte che non si avvicina mai. Sia perché a saperla prendere, anche la vita più indesiderata ha scaglie di bellezza. Io sono stato ad Auschwitz e ne sono uscito vivo quando avrei pagato per diventare fumo dentro un camino. Una volta a casa, ho dovuto fare i conti con lo scempio: nessuna cosa era più al suo posto, tutte le belle abitudini morte -  dalla colazione della domenica alla doccia insieme quando eravamo soli, al guardarsi in faccia zitti finché non faceva notte e rassicurarsi accanto pur senza vedersi. Il mio progetto di futuro è stato - per due anni - tornare al passato. Sarebbe bastato salire fino al quattordicesimo piano del palazzo dove abitavi e fare come quelli che allargano le braccia per vedere se il vento li regge. Male che andava non ti ritrovavo m

Dichiarazione d'amore tardiva

Ti voglio bene, sai? Non mi credi? Ti voglio bene, me ne rendo conto quando sono via. Divagando, seguo strade non tracciate, cambio direzione, faccio inversioni a U, caracollo, e più lontano arrivo più ho nostalgia di te. Ti tradisco perché in ogni posto dove soggiorno appiccico il cuore, sono fatto così. M'innamoro al primo sguardo perfino delle stanze d'hotel, dove lascio che i miei vestiti prendano confidenza con un armadio vuoto per poi crudelmente - in capo a due giorni - strapparglieli via. M'incapriccio delle case degli amici e lascio un soldino sotto il divano, un obolo per dire Grazie, qui sono stato bene . Ma il motivo di ogni mio viaggio è in ogni ritorno, solo questo dà senso all'avventura, perché ogni viaggiatore è una corda che ha un capo anarchico e l'altro attaccato a un chiodo conficcato. Chi non ha niente da cui tornare non è un ribelle, solo un disperato. E allora io torno da te, e in te vivo, in te ho sofferto le pene dell'inferno aspettand

Ogni estate che ridivampa

Alcune persone mi hanno insegnato l'amore, altre l'odio. C'è comunque una figliolanza di pratiche consanguinee all'uno e all'altro sentimento: affetto, cura, o indifferenza, malauguri. In entrambi i casi l'insegnamento è stato involontario, perché l'educazione all'amore o all'odio non è pianificabile, piuttosto: spontanea. Ogni estate che ridivampa - complici la fine della scuola e la pausa in radio, che sono capodanni  tra una fase della mia vita e la successiva - ci ragiono su e a volte mi maledico per aver perso troppo tempo a odiare e troppo poco ad amare. So anche che l'odio che ho provato per un manipolo di persone indecenti è nato dalla indignazione che ho provato per le offese a mia moglie, nel momento in cui lei, malata di mieloma, è stata derisa, minacciata, accusata di fingere il cancro. Ci sta che si odi se si ama tanto, seppur meno del necessario. Poi tutto si è compiuto e certe sere in cui mi ubriaco di fotografie macchiate di sole

Questi fantasmi

Casa mia è antica e come ogni casa antica piena di impronte. Le impronte della gente che c'è passata, ci ha soggiornato, dormito, fatto l'amore, discusso, pianto, giocato a carte, riso, imprecato. Detta così sembra che abiti in una bettola malfamata ma vi giuro che non c'è passione a stare in una casa nuova, è come vivere dentro il nulla, e che invece tutte quelle cose insieme (e molte altre)  fanno l'anima di un posto, così come i giorni fanno tempo. Puoi imbiancare i muri, rifare i pavimenti, cambiare gli infissi, ma resterà sempre qualche angolo intoccato e identico a quand'eri ragazzino ed è lì che ti rifugi quando hai bisogno di malinconia. La malinconia è una fortuna, un antidoto alla modernità, non date retta a quelli che vi dicono che son sempre felici, che la malinconia è un danno: mentono o non sanno cosa si perdono. Immalinconirsi è volersi bene, cercare tepore nel passato, sorridere al tempo nonostante abbia barato, addolcire le punte vive conficcate nel