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Visualizzazione dei post da giugno, 2018

Aspettare l'allegria

Questa è la casa delle stagioni che muoiono sfolgorando, la casa dal cui cortile quadrato, la notte, recuperare la visione delle stelle. Qui l'estate migliore arriva l'ultimo giorno, e l'inverno lo stesso, per dar modo a chi c'è di aspettare l'allegria. Che viene col vento - tiepido finalmente e tiepido nuovamente - del 20 settembre e del 20 marzo; facile, se lasci a corrente, che le finestre spalanchino, spinte da una furia di spettri, che il telaio gema e i vetri tremino, e le porte s'adirino come i padri di una volta, e il canto dell'aria sulle pareti, su per la cappa oscura, paia l'alfabeto del diavolo. Ancora mi so incredulo a ricordare quanta gente è passata e ci ha fatto cose grosse, qua dentro, belle imprese d'amor giovane la cui colpa più grave è avermi costretto scrittore. D'altro canto, chi non avrebbe preso il vizio dopo aver visto tanta bellezza? Una rocca di fantasmi, Itieli, grappolo di case a pietra su un avvistatoio di roccia,

Gli astronauti

Ancora Gastone che partiva per i suoi viaggi annunciando Vado sulla luna , e io guardavo la sua Alfasud chiedendomi come diavolo potesse entrarci il propulsore al plutonio in quell'abitacolo stretto. Torrida come poche altre estati, quella che divampò nel '72. Specie le domeniche - chissà perché - erano un acquario di aria infocata, come se un cameriere astrale capovolgesse un piatto su un altro per tenere in caldo la pietanza dell'umanità. Non si respirava che in certe stanze - la cucina vecchia - già che i muri sono quelli di un castello e nel vicolo con cui confina non batte il sole dal secolo di Gattamelata. Mi rintanavo lassù, dove d'inverno era un viavai di gente, e cappotti e scoppi di resina, e a luglio un mortorio con un solo abitante: io. Già allora - sciocco che ero - mi piaceva allevare la tenerezza a ceffoni di memoria, tanto che in solitudine ricordavo nostalgico la piena e nel bailamme i miei giorni solitari: ci si nasce, così scimuniti. Comunque la lu

Oh la vita, com'è rotonda

Se ne esce col dire che l'estate era povera, ma per davvero, di ogni cosa. Racconta violando la memoria, suggerisce che a confrontare la casa al mare con quella di città sembrava che si fosse finiti in bolletta. Che anziché partire per il mare si partisse per la colonia del brefotrofio, o si andasse sfollati in qualche avamposto di granchi, paludi e petrolio sversato. Samuele Bersani pubblicò questa canzone che dico - Lato proibito -  nel 2009 (Manifesto abusivo, l'album ) e temo che non si sia mai reso conto della sua magnificenza. Non del tutto, almeno. Nel suo primo disco dal vivo - La fortuna che abbiamo - non c'è, segno che nei concerti l'ha un po' trascurata. Eppure è un ricettacolo perfetto di tenerezze, un filmino in analogico di quelli che girava Gastone quando la domenica smetteva i panni dell'assicuratore e faceva un salto a Santa Marinella. E ci trovava lì, appesi al 1982, a svicolare dagli anni di piombo, a chiedere leggerezza alla vita, e a dec

La filosofia di Nino

Io quando viaggio viaggio per sentimento, e più spesso che andare torno , anche nei posti dove è la prima volta che metto piede. Per via che se scelgo una meta la scelgo per debolezza: ovunque c'è una storia che aspetta d'essere cantata io corro, tipo l'ultima volta - un paese che è tutto un teatro all'aperto, scosceso, aggrumato su un colle, e una trattoria alla sommità di un cammino per gente dai garretti saldi, e una sera che cade al rallentatore, per farti intenerire a puntino. Parlo di Castro dei Volsci, Ciociaria, gran belle pietre, gran bella gente. Arrampicandomi - a onor del fiato che ancora mi reggeva - ho trovato via Porta di Ferro, che è dove è nato Nino Manfredi. Che è - a sua volta - il motivo per cui mi sono messo in cammino. Trovo che andare in cerca delle origini degli artisti che mi hanno fulminato il cuore sia soave e leggermente fuori tempo: quelli che ho amato sono quasi tutti morti, il che mi impedisce di farmi foto con loro o estorcergli autogr