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Visualizzazione dei post da settembre, 2012

Erri De Luca, il pesce narratore

Forse si compiace un poco, si specchia in se stesso, cerca l'effetto poetico a ogni curva del racconto quando dovrebbe andare sul pratico. Ciò non toglie che I pesci non chiudono gli occh i, di Erri De Luca, sia un libro potente: essenziale e compiuto allo stesso tempo. La storia di una fanciullezza che detesta il proprio corpo e vorrebbe romperlo per vedere se ne esce cresciuto è la storia della fanciullezza di tutti. Solo per un incidente è ambientata a Napoli in un'estate degli anni Sessanta ma andrebbe bene lo stesso se fosse qui e ora. Bello è quando il racconto prende la strada della commozione, nel ricordo che lo scrittore fa di sua madre; e anche di suo padre, innamorato dell'America a tal punto da mollare tutti e andarci e poi esule a casa sua e pesce fuor d'acqua, nella stessa Napoli, negli anni confinati del ritorno. C'è una ragazzina più grande del bambino che Erri è a quel tempo: il suo primo amore. Lui non ricorda come si chiamava e non vuole inventa

Vecchio cinema paradiso

In pomeriggi come questo si apre la scatola dei ricordi: primo sabato autunnale, cose da fare ce ne sono, così come la voglia di non farle, dispensa piena, nessuna smania di uscire. Il sabato pomeriggio è un contenitore speciale di memoria. Perché i sabati pomeriggio, più delle domeniche, la mia infanzia e l'adolescenza li passavano al cinema, a vedere di seguito lo stesso film due volte, due e mezza. Nessuno ci cacciava, se sostavamo. Gli adulti fumavano, quelli delle superiori sbaciucchiavano in ultima fila le nostre compagne delle medie, si commentavano a voce alta le scene, si anticipavano per far dispetto a chi era entrato dopo e rovinargli la sorpresa. Il cinema della mia vita, quello che mi porto dentro, è simile a quello del film di Tornatore;  meno truce forse: che mi ricordi non c'era la nave scuola a intrattenere dietro una tenda di velluto i padri di famiglia, nessuno sparò a nessuno, il proiezionista non censurava i baci. Al cinema della mia vita - quello di Narn

Ritorno al passato

Nella mia consueta ricerca di libri strani, rigorosamente non pubblicizzati in tv, mi imbatto talora in roba estremamente interessante. Come quando, in caccia di un volume sugli indiani d'America, mi sono ritrovato per le mani l'autobiografia dell'attore canadese Michael J. Fox. Si intitola Lucky man ( Tea Edizioni ) . Il mio amore per il cinema e l'ammirazione sfegatata che avevo da ragazzo per il protagonista della trilogia di Ritorno al futuro non mi hanno fatto tentennare neanche un istante dall'acquisto. Il libro è bellissimo, inutile girarci intorno. Diverte e commuove, racconta la famiglia di provenienza e gli amori giovanili e maturi, svela particolari spesso inediti dei film interpretati. Ma soprattutto racconta il Parkinson, che l'ha colpito precocemente a 29 anni nel 1990, come una benedizione. Il male che si trasforma in bene è il primo senso del libro. Michael racconta di come la malattia gli abbia permesso di guardare se stesso e gli altri con occ

Emanuela Orlandi: un delitto senza colpevoli

Se il diavolo dimora sulla terra, deve aver preso un loft in Vaticano. Non che non ne avessimo il sospetto, ma la conferma è venuta dal libro-inchiesta del giornalista Pino Nicotri sul caso di Emanuela Orlandi, la quindicenne scomparsa a Roma il 22 giugno 1983. Il libro ripercorre con puntualità e scrittura netta uno dei gialli più intricati degli ultimi trent'anni, tra depistaggi, intromissioni vere o presunte dei servizi segreti di mezzo mondo, mitomanie, insabbiamenti. Si disse che il rapimento della ragazza, figlia di un commesso del papa cresciuta e residente in Vaticano, fosse un modo per riavere indietro Alì Agca, l'attentatore di Giovanni Paolo II: uno scambio di ostaggi, insomma. Gran parte dei media dell'epoca abboccarono a questa "rassicurante" spiegazione dell'evento e- secondo Nicotri - ciò contribuì a rendere ancora più confuso e inestricabile il caso. Non mancano riferimenti al KGB e alla CIA, alla famigerata banda della Magliana, perfino a una