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Visualizzazione dei post da settembre, 2023

Reciprocità

Forse mi tatuo anch'io, dopo aver visto il tatuaggio più bello di tutti quelli che ho visto in tutta la vita mi tatuo anch'io. Non mi farei scrivere la pelle se non per un'ottima ragione, e quale ragione è più ottima e sgrammaticata di quella che una ragazza maschietta e carina, coi capelli corti per lasciar scoperto il collo, ha deciso di difendere facendosi inchiostrare sotto la nuca la parola Reciprocità ? Il caso ha voluto che un paio di giorni or sono lei fosse davanti a me, in fila al cinema, e che io curioso come un gatto mi sia avvicinato per leggere meglio. Era proprio quella parola là: impegnativa, magnifica e aulente. A dir la verità quel che profumava erano i suoi capelli ma io, per un inganno del naso, lì per lì ho pensato fosse invece l'idea - quella senza dubbio grandiosa che aveva avuto a farsi tatuare quella parola. Deve avermi intuito, perché ha mosso appena un po' la testa, mi ha scoperto e allora mi sono ritratto, rosso in viso. Ha sorriso, a que

Benvenuti nella casa dei fantasmi

Benvenuti nella casa dei fantasmi, benvenuti, ben arrivati nella casa dove i fantasmi son di casa. Eh già, perché ogni volta che ci entro, e dopo aver posato le bisacce per terra, messo a caricare il cellulare, sfamato i gatti, spalancato le finestre, sistemato la spesa del weekend, ecco che una porta cigola in assenza di vento, un'ombra passa sul muro e vola via, l'anta dell'armadio si apre per fatti suoi, un rubinetto gocciola solo se non lo guardi e una lampadina si accende a suo capriccio, sul comodino. Non tutte le cose insieme, beninteso, ma sono successe, in questi anni, tutte quelle che ho detto, e forse qualcuna di più che non ricordo, o che per paura fingo sia stata illusione. Da queste parti - mi confessava un amico anni fa - tra il promontorio di Itieli e la selva francescana che scende fino a Sant'Urbano, han visto luci inspiegate e avvertito sussurri anodini un sacco di persone savie, e in poche sono andate a raccontarlo. Per alcuni il mistero non esiste,

Clara

Potessi scegliere, io che sono improvvisatore e capriccioso, vorrei vivere la vita di Clara, almeno la parte cui ho assistito, quella senile. La madre di mio padre, per quanto ho potuto osservare dai primi anni settanta fino a che non è morta, nel 1987, visse con incredibile ripetività tutte le stagioni, sapendo perfettamente cosa fare, dove viaggiare, quando mangiare e quando digiunare (di rado) e perfino quando dispensare consigli di gestione della casa a mia madre, se le sembrava che ne facesse richiesta. Di questi tempi, tra la fine dell'estate e i primi giorni di vento che annunciano l'autunno, una volta alla settimana ospitava le amiche con cui era stata giovane in un'altra epoca - quella tra le due guerre mondiali - e che come lei erano sopravvissute al nazifascismo e ai mariti, tutti sepolti con buona pace dei ricordi e della nostalgia. Preparava il tè e spacchettava gli Oro Saiwa, intanto che loro eran per strada. E dopo si mettevano sedute in crocchio a raccontare

Due giornate cortonesi

Prendere e partire certe volte è la scelta migliore. Ficcare le mutande pulite e il dentifricio in una sacca e togliersi dalle scatole i paraggi consueti. Serve a combattere la depressione del fine settimana, che arriva insidiosa verso le undici del venerdì sera, come un'amica molesta che parla parla e insinua che i due giorni successivi saranno micidiali. E così non fa in tempo a spuntare l'alba che sei già in macchina, dribbli gli ambulanti che scaricano l'insalata per il mercatino settimanale e in dieci minuti ti ritrovi all'imbocco dell'autostrada. Firenze o Roma? Nord o sud? E se andassimo a Cortona? Ma ci siamo già stati; Sì ma è stato un mucchio di anni fa; Ma nemmeno tanti: è che sembrano tanti perché in mezzo c'è stata la pandemia; Dici che ha dilatato il tempo percepito? Ci puoi giurare. A Cortona è tutto bello; quasi tutto, via. C'è Vincenzo Martini, pittore di frati che giocano con la neve e volano in mongolfiera; e ci stanno i ristoranti ricava