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Visualizzazione dei post da settembre, 2013

Dài su: sbendiamoci!

Le stagioni di passaggio sono quelle che preferisci. Quando l'estate, femmina volubile, va a letto con l'autunno, maschio malinconico, nascono belle speranze. Le cose attorno cambiano. Non lo fanno apposta: è nella loro natura. La prima mutazione è che devi metterti gli occhiali. Prima leggevi il breviario nelle mani del prete come un falco che stesse centro metri sopra, appollaiato su una grondaia; ora non vedi nitide neanche le tue dita. A lei saresti piaciuto lo stesso, da morire. Anzi: da vivere. A lei piacevi sempre, anche in pigiama e mezzo sbronzo la sera di carnevale. Ma stavolta non devi parlare d'amore - non solo d'amore, almeno -  sennò tutto prende una piega triste e non vuoi, non questa volta. Stai parlando di mutazioni. Quel che ti ha trasformato è stato ciò che ostinatamente hai inseguito e raggiunto e poi corteggiato e tradito - a volte - e infine riconquistato. Musica, libri: parole, fondamentalmente. Hai amato le parole, ci hai fatto l'amore. Te l

Settembre

Settembre è un mese micidiale per i nostalgici. Una porta che ti serve per chiudere fuori l'estate e le sue sudate inconcludenze e recuperar vigore, e far ripartire progetti. Ti accorgi che la stagione cambia quando di notte, a un tratto, pensi che non sarebbe male aggiungere una coperta al lenzuolo. Non perché hai proprio freddo ma solo per sentirti protetto dai fantasmi che ti guardano dormire, e quella coperta te la tiri fin sotto il naso, e concludi "Ecco, ora è perfetto" e ti giri sul fianco del sonno. A settembre nasce la stagione oscura: all'inizio gentile, col suo rinfresco di venti e piogge caute, poi triste e lenta a camminare, come un pachiderma nero per la strada. E torni a scuola, fa ancora caldo la mattina, ci si veste estivi ma con un presagio di neve, di brace e castagne, latte bollente e suffumigi. E vivi andando dietro ai sogni come un tempo alle ragazze, fino a che hai trovato quella che ti ha spaccato il cuore e magari - per l'accidente del c

Dietro la porta di casa mia

Salgo a Narni più che altro per necessità, sempre coi minuti contati. Resto quel tanto che basta ad aver voglia di tornarci appena sono via. La mia città regala bellezza a ogni angolo, specie in primavera e in autunno. Maggio e settembre i mesi d'oro. Oggi son salito a prendere un po' di cena da mia madre e i panni puliti di lavatrice. Poi non era tardi e ho indugiato, ricercando il me ragazzino, studente universitario, innamorato, sposo, perdigiorno, tra le screpolature dei vicoli, le piazze ovali come una bella donna in carne, le traiettorie della luce che salta sui cofani delle auto in sosta, allaga una vetrina di merceria, si spegne dove un tetto sporge a far ombra. Qui mi dimentico di dover morire. Saluto tante facce, di poche ricordo che nome c'è dietro ma non fa niente: tutto qui sorride alla mia vita, tutto torna. Sembra che il destino, dopo avermi costretto a giri inconcludenti e pazzi si plachi e mi riaccompagni a casa. Da qui tutto è partito, qui ho sopportato

E il mio tutto che ancora si ostina a cercare una via (intervista a Niccolò Fabi)

Gentile e malinconico. E bello, tanto da attirare le donne e far invidia agli uomini. Incontro Niccolò Fabi alla terza edizione dell'Otricoli Music Festival, organizzato nella cittadina umbra dall'amministrazione comunale in collaborazione con la Pro Loco. Una chiacchierata di pochi minuti, al tavolo di un ristorante. Questo ne è il fedele resoconto: - Il concerto di oggi è uno spettacolo acustico con Pier Cortese e Roberto Angelini. Come nasce questa particolare collaborazione? - Noi tre siamo amici da molti anni e suoniamo insieme anche in occasioni non ufficiali. Roberto e Pier hanno suonato anche nel mio disco più recente. Questa è la coda della turné che ci ha portati in giro per l'Italia tutta l'estate. - Il tuo disco Ecco si presta molto a essere suonato live in forma acustica. Sembra quasi che le canzoni siano state concepite per essere presentate al pubblico in questa veste . - Ecco è un  disco molto suonato, registrato quasi in presa diretta. In realtà è

Mi sono addormentato ed è successo

Da ragazzino un film mi spaventò più di tutti. In realtà due, ma del secondo parlerò un'altra volta. Quello che lasciò il segno nella mia anima fu L'invasione degli ultracorpi , classico in bianco e nero della fantascienza politicizzata. Gli alieni che prendevano il posto degli umani appena questi si addormentavano era un chiaro riferimento alla paura che il comunismo si insinuasse nelle menti degli americani in tempi di guerra fredda. Naturalmente io non sapevo un cavolo di metafore e roba simile, avevo solo dieci anni. Però trasportai il senso di quel film nella mia vita. E feci male perché ci soffrii come un cane. Mi convinsi che i miei genitori fossero delle copie, involucri familiari che contenevano mostruose entità incapaci di provare emozioni e incaricate di sorvegliarmi. Da chi e per quale motivo non ero abbastanza grande per chiedermelo. Credevo di percepire la finzione, certo che appena mi voltassi loro smettessero le pose e tornassero mostruosi come li immaginavo. Do