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Visualizzazione dei post da dicembre, 2022

Traslocare

Ares è un mio amico che ha paura dei sogni. O meglio: li ha temuti fino a qualche tempo fa, poi ci è sceso a patti, così mi ha raccontato. Per tutta la vita che l'ho frequentato - eravamo ragazzi, da allora a oggi - ha odiato dormire perché nel sonno lo assalivano sogni furenti, talmente plausibili da farlo rammaricare appena sveglio della vita reale, a cui al contrario non crede. Ares sogna ferocemente, sogna tutte le notti un affastellato contromondo che ha una logica tutta sua, un universo in cui però si trova finalmente a suo agio, in cui i morti che ha seppellito sono vivi e gli girano attorno noncuranti del destino, e il dolore non ha diritto d'asilo e tutto è soave. Ecco, il motivo per cui odiava sognare sta tutto lì: detestava quel tempo migliore e la sua fasullaggine, non ce la faceva a gestire il confronto con quel che è concreto, che rifiutava come un ateo rifiuta dio pur sapendo che esiste. Poi a settembre ha capito di aver preso una cantonata, si è convinto che l&#

La casa sul mare

Il caso vuole che ogni anno due giorni prima di Natale mi venga la tentazione di mollare tutti gli amori possibili e scapparmene al mare. Un viaggio a velocità di crociera mentre un nugolo di potenziali assassini mi sorpassa di gran carriera, col cielo che si rabbuia tanto quanto io mi schiaro, come gli consegnassi per qualche ora tutti i pensieri torbidi e lui - benedetto - se ne facesse carico. Arriverei che è notte, in modo tale da intuirla soltanto, tutta la bellezza, dormirci su in un albergo aperto per miracolo e la mattina dopo, sceso in spiaggia leggero e senza spaventi, finalmente liberarla agli occhi, e inspirarla dal naso. Ma il caso vuole pure che non riesca mai a smarcarmi completamente dagli amori possibili: se ne congedo uno fino al ventisette ecco che un altro reclama attenzione, un altro ancora vuol esser compatito e un quarto vorrebbe venirsene via assieme a me, in barba ai parenti e al cenone. "Ti faccio da navigatore, ti metto i cd" mi propone, ma le lusin

Bussano alla porta

Suonano il campanello, bussano alla mia porta, bussano con le nocche e coi piedi, picchiano con le mani aperte, lasciano passare un minuto e poi ricominciano. Non lo so se gli stessi o altri ancora, se sono gli stessi mi vogliono far credere d'esser andati via e poi ci riprovano contando di prendermi sottovento. Io sono sempre all'erta, quando succede, perché mica è la prima volta che mi fanno questo scherzo: fingono di andarsene e tornano alla carica. Poco fa, per esempio. Poteva essere chiunque: una masnada di indemoniati, un predicatore, un assassino, un untore, un venditore di denaro. Potevano essere questuanti, allibratori, venditori di bibbie, largitori di crack, donne di malaffare, faccendieri dal cuore irsuto. Io non apro, non apro mai: la mia porta è sbarrata. Un tempo era una semplice porta di legno, ma bella possente, dura, rinforzata da catenacci e fibbie di ferro; poi l'ho fatta smontare e al suo posto ora c'è un portone blindato, con i chiavistelli al tung

Crackers

Poco fa, mentre saliva il caffè, dopo il consueto mattino ingombro di cose e il sonno torpido del pomeriggio e intanto che la sera ingrigiva i colori del parco, è arrivata la mia amica balorda, e allora ho pescato un cracker da un pacchetto nuovo, per disorientarla con un gesto senz'arte. Lei si nutre delle parole che scrivo, ci si siede proprio in mezzo, le innerva del suo fatalismo da quattro soldi e per quel veleno vorrebbe ch'io maledicessi la vita. Così ingannandola e sul punto di inventare nuovi innocenti su cui infierire, ho spezzato quello snack in due lungo la linea tratteggiata. Le briciole son volate sul davanzale, e da lì per un colpo di vento, fino al piano di sotto, sul bucato steso in terrazzo da Caterina, che se vuole farà come Pollicino con le molliche: le seguirà a ritroso e busserà alla mia porta. Nel frattempo quel frantumare m'ha smosso i pensieri, che da qualche giorno erano un lago calmo, melmoso. Ho ricordato che anch'io sono stato cracker, e che