Passa ai contenuti principali

Post

Visualizzazione dei post da settembre, 2017

Chi è l'ultimo?

Oh che meraviglia, la gentilezza della farmacista! Stamattina dico, che ieri ero andato a prendere un farmaco senza ricetta. Così oggi l'ho riportata e lei mi ha ringraziato come le avessi salvato la vita: due, tre volte, e una quarta mentre uscivo. Ecco la gentilezza, ecco l'unità di misura che abbiamo perduto. Io ho perduto tante cose, alcune immani, e forse in qualche epoca la stessa grazia che mi sforzo di mostrare al prossimo s'era addormentata, ma incontrare la gentilezza, riceverla, è sempre aria pulita. Allo stesso mondo - ch'io sappia - appartiene il tanghero che due ore dopo stava per spalmarmi sulle strisce colla Cherokee in pieno centro; e l'altro - sì, anche l'altro - che in capo a un'altra ora ha inchiodato e curvato a gomito senza degnarsi di farlo sapere a me che gli stavo dietro. Perché è un segno di gentilezza, metter la freccia, e la gentilezza è debole, è un atto che ci mostra fragili, un ossequio, perfino. Ma posso esser fragile, osse

Il piccolo ranger

Ciao pietre, ciao casa, ciao città. Rincollo tenerezze nuove e vecchie ogni volta che commetto l'empietà di salire a Narni, e annaspo nel tempo che tira sotto, che ha sabbie mobili al posto del pavimento. Sei fatto a fantasie - protestava Gino quando piantavo grane per la gazzosa e poi cambiavo idea. Una volta trovammo sul semicerchio di pietra davanti al Suffragio un albo del Piccolo Ranger, nuovo nuovo, e io credei d'esser nato con la camicia, e che la vita sarebbe stata un po' così, a grandi linee. Direi che si allenava a prendersi gioco di me già allora - la mia vita, invece; di me e del mio incauto ottimismo, delle lucciole scambiate per lanterne, e della fiducia malriposta. Pure, a ripensarlo oggi, ha una dolcezza, quel tempo, che squaderna. Sono tornato ieri nel rettangolo di giochi dove quella stagione sembrava per sempre: San Girolamo. È tutto in abbandono: i gradini rotti appena sotto il chiosco della donna zoppa, le radici degli alberi come dita di mostri aggra

La mira del narratore

Un altro autunno si è sdraiato sui posti dove abito - anche se i posti dove abito sono tanti, negli anni recenti, e fa più autunno qua piuttosto che là, c'è il caso. Al modo di un cameriere astrale che posa un tovagliolo sopra il mondo come fosse un piatto da tenere in caldo, il cielo ha preso quel colore grigio canapa, e la pietanza siamo noi. Non che me ne lamenti: la stagione che s'accorcia mi porta in dote un bottino di ricordi - ne ho per farci una guerra, mica scherzi - e nello stesso frangente mi scaraventa matto e allegro fuori di casa, per boschi e pietraie. Così oggi, che pioveva e non pioveva, e temerario ho scelto di partire senza ombrello per aver le mani libere; e senza soldi per scoraggiare la tentazione di spenderli in giornali e libri, giù in paese. Ho preso uno dei sentieri francescani che a un salto da casa portano a Greccio - se hai tempo e garretti da maratoneta. Mi contento di un paio di chilometri, in situazioni del genere, in capo ai quali ho il fiato co

Immortali

Non è per la taccagneria - anzi: a volte ho le mani bucate - ma per altre sintonie che vivrei in Scozia. Ha a che fare col mio inclinarmi all'autunno come uno stelo all'erba. O un faccendiere al denaro, se gradite un'immagine meno sdolcinata. È lassù che potrei assecondare la mia storta voglia di andar per boschi in cerca di elfi e folletti, di fate che comparirebbero nello smartphone, tipo in quella panzana cui abboccò perfino Conan Doyle, bugia tenerissima e misteriosa. Ho questo carattere d'ombra e foresta che si sposa con la cerca di cose che non esistono, eppure vorrei tanto il contrario. Ho la certezza che m'ambienterei placido sulle rive del Loch Ness a scrutare se per caso arriva Nessie, e in ogni increspatura, in ogni cerchio d'acqua, intuire la testa del mostro. Poi per i campi infiniti, per le terre alte, le colline di greggi lanose e giù fino al mare, guiderei un maggiolino arancione, sbuffandolo, smarmittando, con la cassetta di Sgt. Pepper's L