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Visualizzazione dei post da giugno, 2023

Lettera ai miei due padri

Roberto, immagino tu lo sappia che quando uno comincia ad amarti, comincia ad odiare suo padre. Succede spesso, non sarò il primo che te lo dice. Non è una regola, può anche non capitare se uno ha un padre illuminato, ma in tutta onestà quanti ne vedi in giro di padri del genere? Ho cominciato ad odiare mio padre nonostante, per paradosso, il tuo primo disco me lo abbia regalato lui. Perché era un motivo orecchiabile, e pensava che avrei dovuto avere quell'orizzonte lì, per tutta la vita. Invece, da quel giorno e per tutti i giorni a venire ho vissuto una vita diversa rispetto a tutti i giorni precedenti: in contrasto con mio padre, non più in obbedienza. E l'ho fatto arrampicandomi con gran fatica su quello che cantavi, Rob, però capendo che c'erano altri mondi, altre prospettive, altre storie, di cui Pietro non mi aveva mai parlato, e così facendo, sperai che mio padre potessi diventarlo tu. Presero a piacermi i labirinti al posto della strada diritta che avevo sempre cam

Zoe

Il giorno della morte di Silvio Berlusconi mi arriva un messaggio sulla chat di Facebook: Ciao, hai visto che anche lui se n'è andato? e così mentre il cuore salta un paio di battiti mi ritrovo a Montalto di Castro, è il 1983, ho sedici anni. Eravamo partiti in due ma l'amico che venne con me faceva le sei del mattino in discoteca e poi dormiva tutto il giorno, cosicché me ne andavo a spasso per conto mio, in bici, per capire un po' meglio che bestia fosse la libertà. Per inciso confesso che dopo quarant'anni devo ancora scoprirlo: l'ho sentita pronunciare da così tante lingue biforcute, quella parola tronca, che mi si sono confuse le idee. Certi scrittori di cui ho venerazione giurano che esser liberi significa non sapere mai per certo cosa voglia dire: se così è allora sono libero, e tanti saluti. E a parte questo, quell'estate fu maestosa. Di primo pomeriggio guardavo Mister Fantasy - coi videoclip di Madonna e dei Frankie goes to Hollywood, e dev'essere

Carboneria

Credo fosse scritto da qualche parte, tipo tra le stelle o in una centuria di Nostradamus, che all'ora di pranzo del due giugno duemilaventitré, mentre ero in trattoria a mangiare una carbonara, mi avrebbe telefonato un addetto Amazon per propormi l'abbonamento a non so che cosa. Quando gli ho fatto notare che era un giorno di celebrazioni, poco adatto al consumismo, mi ha risposto: "Io sono fascista, la repubblica non la festeggio" e ha riattaccato. Così è da ieri che sto pensando a come comportarmi: denunciarlo oppure considerare l'esasperazione di chi lavora ai call center ed essere tollerante? Non mi piace fare la spia: è a sua volta un gesto fascista, ma spero che quel tipo si renda conto della gravità della cosa e se ne vergogni. La trattoria rustica col pavimento di graniglia, il vino che andava giù come spuma al cedro, la zuppa inglese fatta in casa, mi hanno poi pacificato. Tanto che alle tre e venti ero ancora a tavola, tentato di raccontare la bellezza,