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Visualizzazione dei post da novembre, 2020

Strani incontri

(© Luciano Galassi) La prima cosa che il freddo si prende è il mio naso. Poi i piedi, e poi le mani. Alle quattro di pomeriggio, dopo il corso di comunicazione e la pennichella, il sole sta di sbieco e il bosco è troppo fitto perché filtri calore. Vado incontro ai ricordi, tanto per cambiare, e il percorso è un anello, si parte e si arriva nello stesso punto, come la vita, che cominci e finisci incosciente. In mezzo tutte le veglie che ti spaccano, le insonnie, gli spaventi e le persone che vanno via senza che tu possa far niente per trattenerle. Questo camminamento che hanno ritagliato attorno al colle di Itieli come il tonsore faceva coi capelli dei frati ha una sua grazia cupa, e di notte puoi incontrarci volpi e cinghiali: lo chiamano il Censo. Ma anziché i ricordi a un tratto mi vengono incontro due gendarmi, come quelli di Pinocchio, o come quelli che scortano Bocca di Rosa sul treno. Hanno i pennacchi sul cappello e sono scuri in volto. Ci sono solo io, ce l'hanno con me, n

Papà

C'è un'epoca d'oro in ogni famiglia e poi comincia la discesa, la decadenza, tutta quella vecchiaia esplosa con cui improvvisamente dobbiamo fare i conti: nei corpi, nel mercante in fiera ingiallito, nel camino spento. Quello è il tempo del dolore annunciato. Papà prima di morire mi ha chiesto aiuto, dopo che per cinquant'anni lo avevo chiesto io a lui, senza darlo a vedere, tentando di non farglielo capire. Abbiamo giocato spesso sul filo dell'equilibrio tra detto e non detto, e sotto la rete non c'era. Per questo - per non precipitare - i silenzi si son mangiati le parole, perché camminare sulla corda fosse meno pericoloso. Quando la morfina spegneva per un'ora il dolore, dormiva un sonno superficiale, e talora mi è capitato di vederlo sorridere. Al risveglio, intorpidito, non del tutto in sé, pronunciava nomi di morti che a sentir lui erano andati a trovarlo - Gastone, Gino, Alessandra - e si meravigliava che non li vedessi anch'io. Magari dio rilasci