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Visualizzazione dei post da gennaio, 2017

I barbari

Può darsi che se me la pianto di scrivere, tutta questa nostalgia del passato che mi intride, la micidiale ostinazione a tornare dove non c'è più chi mi ha fatto star bene - dove chi mi ha fatto star bene non può neanche raggiungermi - se la smettano di tormentarmi. Le tentazioni della memoria arrivano perché io lascio aperti tutti i confini, non ci sono posti di guardia a rimandarle indietro, i passaggi a livello sono divelti, e così entra tutto: case in via Cardoli, stagioni di vento, domeniche cricchianti di cicale, Pietro e Rita giovani, baci a Corinto, piccoli ranger, frammenti intraducibili di Archiloco, Silvia che m'innamora come mai più. Tutti quei giorni premono alle frontiere, come i barbari alla fine dell'impero. Stamattina me lo diceva mia figlia, in macchina: Roma è finita perché era corrotta, non per via dei Germani . Insomma, hanno trovato la strada spianata. Come le mie malinconie. Che si nutrono di tutto quello che è ricordo, tenerezza. Si nutrono della

La mitezza

Mi volto talora soprappensiero, in posti affollati, e mi trovo davanti qualcuno, come stamattina - al caffé dove incominciò la mia seconda vita - che mi cammina contro senza immaginare ch'io faccia dietrofront. Un niente prima del frontale mi scuso e sorrido, allora, lo evito, e ricevo in dote un piccolo altro sorriso di resto e un Prego che rincuorano. Oggi, una ragazza magra e graziosa accompagnata da un energumeno, tanto che sembravano dispari come pochi. E a parte questo, eccola, l'unità di misura degli uomini: la mitezza; non può essercene altra di pari sostanza, per gli animali civili che crediamo di essere. Pure, è perfettibile; pure non basta da sola a cambiare il mondo; ma è essenza e nerbo dell'ambizione a redimerci. Che meraviglia, la mansuetudine! Si sposa col gusto che c'è a perdere tempo, un'ora e mezza fermo in macchina, davanti alla Coop, ad aspettare mia figlia e ascoltare Vecchioni, a saltare le tracce fino a trovare quelle più necessarie, tipo L

Conversazione con una allegra ragazza blu

- E così lei vorrebbe delle rassicurazioni. - Prego? Dice a me? - Chi altri? Lei non è forse Francesco Franceschini? - Sono io. Mi ha visto in tv? - Non la guardo. - Capisco. Mi scusi ma vado di fretta… - Non è vero. Lo dice sempre quando la fermano per strada. - Lo dicono tutti. - Lei che si confonde con la massa mi mancava. Una figata… - Che diavolo ne sa? Mi conosce? - Indirettamente. - Davvero: mi perdoni. Devo scappare. - La perdono. - Prego? - Ho detto che la perdono… - Uff… - Già… - Va bene. - È sicuro? - Ho detto che va bene. - Tanto meglio. - Ok. Cosa vuole vendermi? Manuali d'orticoltura, telefoni, erba, abbonamenti in palestra? - Le sembro una piazzista? - Onestamente no. - Bontà sua. - E quindi? - Gliel’ho appena detto: non vendo nulla. Al massimo offro. Rassicurazioni. - Ha detto che non vende nulla e invece vuole rifilarmi una polizza! - Ma scusi: è scemo? - Ma come si permette… - O è scemo o è sordo… - La smetta! - Ho detto rassicurazi

Cinquant'anni e un giorno

Tira un vento che scoperchia casa, e a manrovesci curva la punta degli alberi intorno. Fuori è tutto nitido, come sintonizzare perfetto un televisore nuovo. Il cromo esavalente non ci arriva, a questa collina con presunzioni di montagna - e tutto è antico, il freddo medievale; solo la strada dai tornanti asfaltati racconta la modernità. Ci ho vissuto già un intero autunno, in questa nuova vita, e una coda d'estate, e un vagito d'inverno. Aspetto la primavera, aspetto di poter rincamminare Safran Foer in terrazzo - in inverno l'ho lasciato perdere perché è romanzo di luce - leggero come sono di presagi, nei pomeriggi che il sole lo colpisce di taglio e metto sullo stendino la biancheria ad asciugare, e i coppi del tetto davanti si popolano di api. Ho compiuto cinquant'anni qui, e può essere un destino. Ho fatto un viaggio, veloce e low cost, nei dieci anni che li hanno preceduti e nei dieci che li seguiranno, e ho deciso che questa età è un campo base. Qui sono arrivat

Periscopio

Non conosco nessuno che non abbia un peso che lo attarda, lo fa disattento alle cose, e che si sveglia con lui, gli si veste accanto, e pretende che lo trasciniamo. So di persone cui grava per un centesimo; altre per cui è un fardello di piombo, e a volte snuvola come vapore, s'assottiglia come la fesa di tacchino, - mi rimbomba ancora il suono del batticarne del macellaio, che ero ragazzino e mia madre mi mandava in quell'antro odoroso di cervelli e sangue - ma poi riecco che avvampa, fa l'imboscata quando sei a studiare speleologia in una grotta amica e ti guasta il divertimento. Io ci scendevo a patti col mio avvilimento, qualche sera dei miei pochi anni, e lo bagnavo di euforia, come fosse sulla traiettoria di uno spumante, e succedeva che rincasavo dopo averlo disarcionato, gli cospargevo la sella di scivolina, così che il giorno dopo facesse fatica a rimontare.  Succedeva quando per un dolore al petto, una febbre cocciuta, andavo dal medico - Marcello Cicogna -