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Visualizzazione dei post da gennaio, 2022

In autostrada, di notte

La scorsa estate mi è capitato di viaggiare da solo, in macchina, di notte, da Carpi fino a casa. Col buio l'autostrada sembra l'oceano, i camion soffiano vapore come le balene, le altre macchine buttano luce allo stesso modo dei pesci di profondità e l'asfalto è più scuro a ogni svincolo: è acqua d'alto mare, inabissata. In capo a un centinaio di chilometri, dopo il caffè dell'autogrill,  m'è presa la stessa paura che strinse Thor Heyerdahl in mezzo al Pacifico: non c'erano sponde, non c'era scampo, potevo solo andare avanti fino a impazzire. La esagero un po' per darvi l'idea dell'inquietudine che m'ha ghermito a un certo punto, verso le due del mattino. Così ho acceso la radio, saltabeccato un po' fra le stazioni, finché non ho trovato un insonne come me, dalla voce bella quasi quanto la mia, che non blaterava come un deficiente ma al contrario raccontava sapendo raccontare, con le giuste pause dico, quelle dove s'infila l'

Ecco la perfezione

Più che gli uomini politici mi piace eleggere i giorni della mia vita, mandarli in parlamento - il parlamento anarchico che ho in testa - e lasciare loro la facoltà di governarmi con fantasia. Sono giorni che non baratterei con nessun paradiso, nessuna fortuna, hanno il passo della grazia, sono inestimabili e misteriosi, difficili da intuire anche per chi amo, per chi ho in intimità. Chi ho sempre attorno, se lo interrogassi sull'agomento direbbe Quando è nata tua figlia, Il primo giorno da insegnante , e sì certo che avrebbe ragione, certo che quei momenti là sono stati memorabili. Ma anche impegnativi, emotivamente e materialmente, tanto che la soavità nel ricordo si mescola alla fatica, all'ansia, perché non erano di un solo colore ma grigi e arancioni, neri come il fondo di un pozzo e azzurri come l'oceano. Certi altri mattini invece, o una cinquantina di sere impudenti - al mare d'aprile, in viaggio su una corriera nel golfo di Taranto o al principio dell'ora l

Non lo sapevi, scrittore?

Alla fine dell'estate di un paio di anni fa un'amica con cui uscivo secoli addietro mi chiama e mi chiede: Ti va una rimpatriata? Porto il vino , e così ceniamo in terrazzo, davanti a un roseto spuntato nottetempo tra lo spartitraffico e il parco delle Rimembranze. Non darti delle arie - mi rivela: - non ti ho pensato quasi mai in questi anni. Mi sei tornato in mente per caso. Mi racconta che un paio di settimane prima guidava verso Santa Severa - ha una casa sul mare - e a un certo punto dalla macchina che la precedeva ha cominciato a staccarsi il paraurti. Penzolava pericolosamente sopra l'asfalto e lei aveva lampeggiato fino a che il conducente si era fermato e si era reso conto del guaio. Ci successe una cosa del genere durante una vacanza all'isola d'Elba: dall'auto che avevamo davanti si staccò un pezzo di paraurti e rischiammo di farci male. Quella coincidenza le aveva fatto ricordare che esistevo, e così - non trovando ragioni contrarie che la dissuade

Una domenica di gennaio

Se volessi essere nostalgico ancora una volta - e non vi prometto che sarà l'ultima - potrei parlarvi di una domenica del 1974. Non una domenica intesa come simbolo di tutte quelle abitate da ragazzino, una narrazione riassuntiva, un contenitore nel quale stipare le meraviglie di centinaia di giorni di festa, ma una domenica esatta, perfettamente recintabile nello steccato della memoria. Sono certo che il 27 gennaio del 1974 fosse per l'appunto domenica, ma non sono andato a controllare. Potete farlo voi per me - se vi viene il ticchio - e nel caso sbugiardarmi. Nel frattempo io ricordo . Ricordo che fu un giorno in cui l'inverno se n'era andato e a Narni s'era accomodata un'ardimentosa primavera, una rivoluzione breve, come fa chi rovescia un governo bieco e prima della vendetta del tiranno regala allegria al popolo. Pietro era allegro, Gastone era allegro, Rita cantava, Gino era meno burbero del solito. Decisero di andare a mangiar fuori. Probabilmente l'i