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Visualizzazione dei post da luglio, 2021

La parola più importante al mondo

  C'è un sentimento che fa bene e male insieme, che allegra e avvilisce, e nella fattispecie diventa materia viva di narrazione. Lo hanno battezzato con un nome bellissimo, e come gran parte delle parole bellissime ha un'origine greca. Dev'essere andata così: qualcuno, tremila anni fa, navigando, s'è spinto troppo lontano da casa, lontano più di quanto avesse mai fatto, magari inseguendo a pelo d'acqua un branco di acciughe dispettose, o che so io. E - c'è il caso nella stessa antichità - un altro, vagabondando a piedi, s'è invece addentrato in certe foreste tropicali dalle tentazioni lussureggianti, piene di scimmie e tucani, serpenti grossi come gomene, tarantole nere e unicorni bianchi. E là, in mezzo al viaggio inaspettato, al cospetto di un mare senza più sponde e di una giungla senza vie d'uscita, quell'uno e quell'altro, mi ci gioco la testa, si sono sentiti vivi. Per la prima volta da che erano al mondo hanno intuito che la sf

Bastian contrari

Quando avevo otto anni Pietro mi proibì di andare fino all'osteria di Gualtiero, in fondo a via della Pigna, perché là fuori secondo lui sostavano bestemmiando i perditempo, gli ubriaconi, e tutti gli sfaccendati di Narni si davano convegno per parlar brutalmente di donne. Così io, pur abitando a cento metri da quella roccaforte di peccatori, la vedevo come un confine invalicabile, colonne d'Ercole in mezzo ai vicoli, a portata di mano eppure remote come fossero nelle terre d'Oriente. Fino al giorno in cui il pallone rotolò da quelle parti e nessuno ebbe voglia di andarlo a riprendere. Così toccò a me, che ero il più piccolo della combriccola. Non dissi a quei prepotenti che mio padre non voleva mi avventurassi fin là, ci andai e basta, e a quel che mi ricordo fu la prima trasgressione della mia vita. Questa esperenziella da quattro e un soldo mi è tornata in mente ora, che le discussioni tra vaccinisti e non vaccinisti sono feroci e chi ha meno argomenti - a onor del vero

Gli avversari

Io faccio tutti i giorni gli stessi gesti, gesti che si ripetono, si rassomigliano - per esempio a letto leggo sempre sul fianco sinistro, con la testa sopra un cuscino piegato in due - e  poi provo a raccontarli, contando sul fatto che ai lettori non superficiali piacciano memorie graziose e quotidianità. Del resto si scrive perché qualcuno legga, e una volta Antonio Tabucchi disse che scrivere è come gettare in mare un messaggio dentro una bottiglia: prima o poi, dall'altra parte del mondo, la ripescheranno. Non è così importante cioè conoscere di persona chi ci legge anche perché chi conosciamo talora ci fa la guerra. Non ci credete? Eppure succede. Io li chiamo "gli avversari", e sono cosa ben diversa dagli haters , gli odiatori di professione, che risultano quasi sempre dei perfetti sconosciuti - oltre che degli sbalorditivi imbecilli. Gli avversari invece sono persone teoricamente amiche, vicine, con le quali hai avuto in passato - e magari ancora ce l'hai - un

Figli

Quando alle quattro del mattino mi affaccio dalla finestra e nel parcheggio la nostra auto non c'è, so che Susi non è ancora rientrata, e allora mi spavento. Lavora in pizzeria, a pochi minuti da casa, ma lo stesso non riesco a domare l'apprensione, che è un cavallo selvaggio a cui ogni notte devo far capire chi comanda. Lì comincia l'insonnia, e assieme all'insonnia l'andirivieni tra le stanze, il rito della tv accesa senza badare a cosa trasmette, e la digitazione sgrammaticata di messaggi a cui non c'è risposta, perché mia figlia sta sistemando il magazzino, o riponendo le tovaglie in foresteria, o sta scherzando coi colleghi e non ha tempo da perdere con me. A qualcuno di quelli, perfino, viene in mente di andare a comprare dei cornetti fumanti e così non le si fa mai giorno. Lo si fa a me, in compenso. Prima è una sottile striscia di luce tra gli occhielli delle serrande e poi un polverio dorato che svirgola per aria e si adagia sul comodino, sui calzoni in

L'estate dei visionari

Che si preparasse un'estate insolita l'avevo intuito dagli ultimi giorni di primavera, dolci e tentatori. Alla fine di maggio Susi ha trovato un lavoro e scoperto che le piace, perché le permette di essere quel che non è mai stata: se stessa; e al dieci di giugno L'isola greca s'è imbattuta in un'editrice che se n'è innamorata, finalmente, e così, a gennaio, potrà diventare libro. È stata insomma, per questi motivi ed altri che un'altra volta racconterò, una stagione di cose rinvenute , ma non per caso: per tigna, perché trova ciò che cerca solo chi non si distrae, non si stanca e non si arrende. Fatto sta che quei due eventi han spalancato un'estate di sogni da proteggere, adattabili alla mia anima come le cover universali ai cellulari. Vivo di entusiasmi – come gli Avion Travel di canzoni in quel disco bellissimo - e talora il loro assalto è irrefrenabile. Le euforie, certe mattine, mi escono dalla bocca, dagli occhi lucidi, dai gesti ampi che paion t

Clarità

Salgo lassù vergognandomi un poco di me, e della mia grossolana imperfezione. Ma salgo lassù perché  intuisco che solo lassù , tra tutti i posti sacri e solenni, la mia imperfezione è accolta senza esser giudicata, senza avemarie da recitare in penitenza. Tant'è che quando ridiscendo non sono stato perdonato e non sono un uomo migliore - non è di queste cose che vado in cerca - ma sono in pace. Non so come spiegarvi meglio: il bosco, la quercia antica, il refettorio, il cortile col pozzo, l'arrampicata sui gradoni fino alla fenditura nella roccia - lo speco di Narni, come lo chiamavano gli antichi, e a me piace mantenere il battesimo, - la lavanda preparata dai frati e la cassettina delle offerte, son tutte cose che hanno una grazia non scontrosa, una natura limpida: sono quel che sembrano, nient'altro. Questa clarità - e scusate se il termine vi suona vecchio, ma è la parola che meglio riassume Francesco, quello santo naturalmente, non il narratore - mi leviga come il vent

Fare la libertà

Esco prima di mezzogiorno e torno all'ora di cena, e in quel frattempo casa trattiene il fiato, si riempie di caldo, si avvilisce perché resta sola: ho il sospetto che ogni casa vuota avverta un senso di fallimento esistenziale. Noi crediamo che le case siano solo fondelli e pavimento, una cucina Scavolini, un salotto Chateau d'Ax , un bagno Pozzi Ginori. In realtà quando siamo via è come quando due innamorati stanno lontani, c'è un senso di incompletezza nell'uno e nell'altra: l'uomo senza il proprio rifugio, la casa senza chi nel suo guscio - abitualmente - protegge. Per tutto questo e per gratitudine, io casa mia cerco di onorarla come merita, corteggiarla con un vaso di ciclamini sull'uscio, ingentilirla con tendine che a legarle sembrino un sorriso, farla più giovane con tinte allegre alle pareti. È ciò che si definisce senso di appartenenza: siamo tutti di qualcuno, i più fortunati - quelli che se ne accorgono - anche di qualcosa. Perché non vale solo