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Conversazione con una allegra ragazza blu

- E così lei vorrebbe delle rassicurazioni.
- Prego? Dice a me?
- Chi altri? Lei non è forse Francesco Franceschini?
- Sono io. Mi ha visto in tv?
- Non la guardo.
- Capisco. Mi scusi ma vado di fretta…
- Non è vero. Lo dice sempre quando la fermano per strada.
- Lo dicono tutti.
- Lei che si confonde con la massa mi mancava. Una figata…
- Che diavolo ne sa? Mi conosce?
- Indirettamente.
- Davvero: mi perdoni. Devo scappare.
- La perdono.
- Prego?
- Ho detto che la perdono…
- Uff…
- Già…
- Va bene.
- È sicuro?
- Ho detto che va bene.
- Tanto meglio.
- Ok. Cosa vuole vendermi? Manuali d'orticoltura, telefoni, erba, abbonamenti in palestra?
- Le sembro una piazzista?
- Onestamente no.
- Bontà sua.
- E quindi?
- Gliel’ho appena detto: non vendo nulla. Al massimo offro. Rassicurazioni.
- Ha detto che non vende nulla e invece vuole rifilarmi una polizza!
- Ma scusi: è scemo?
- Ma come si permette…
- O è scemo o è sordo…
- La smetta!
- Ho detto rassicurazioni, non assicurazioni…
- Ah…
- Andiamo bene…
- È che sono uno scrittore.
- E cosa c’entra?
- Siamo un po’ distratti, a volte.
- Immagino. Comunque veniamo a noi, vuole?
- Sentiamo che s’inventa.
- Oh, finalmente. Dicevo: lei chiede delle rassicurazioni. Me ne sono accorta: lo ha detto stamattina.
- L’ho detto stamattina? In radio? Non ricordo…
- Non in radio! Che cavolo c’entra la radio? Ho forse parlato di radio? E benedett’uomo!
- No, è che pensavo…
- Lei non deve pensare! Deve solo starmi a sentire cinque minuti. Ce la fa a starmi a sentire per cinque minuti?
- Ce la faccio.
- Lei ha chiesto, anzi ha pensato di chiedere delle rassicurazioni sul dopo
- Freni, che diavolo… Che diavolo ne sa…?
- In macchina, stamattina, mentre cercava parcheggio e cantava oh oh, cavallo, oh oh…
- La conosce?
- Embé: se non la conosco io…
- Non doveva essere nata, all’epoca. Quando uscì la canzone, dico.
- Ero nata, ero nata…
- Se li porta bene, gli anni. Complimenti.
- Non faccia il cascamorto, siamo qui per altro.
- Ok.
- Concentriamoci sul dopo.
- Non ho ancora capito come diamine…
- Non ci badi: non è importante. Lei pretende rassicurazioni. Sono qui per dargliele. È uno strappo alla regola.
- Perché?
- Perché mi piace quello che scrive.
- Sul serio?
- Sul serio.
- Grazie.
- Prego. Lei non sopporta l’idea di perdere tutto, non è così? Perdere alcune cose va bene, ma tutto, di un lampo, è una prospettiva che le appare insopportabile.
- Senta, ragazza, lo scherzo è durato fin troppo...
- Qui non scherza nessuno. Risponda alla domanda.
- Lei è suonata.
- Glielo concedo. Ma mi dia retta lo stesso.
- Sportivamente, dice? Così per fare?
- Esatto: per giocare il tempo.
- Mmh...
- Sto aspettando...
- E giochiamolo, 'sto tempo!
- Alla buon'ora.
- Va bene. Se si trattasse di perdere pure la gran parte, ma che mi rimanesse un desiderio, un istinto, lo accetterei.
- Definisca istinto.
- Spalancare la finestra della mia camera, nella casa dove sono nato, e scoprire che c’è ancora luce, perché è arrivata l’ora legale. Una cosa infantile. Però...
- E uno.
- Aspettare mio padre la domenica, che viene a vedere la partita, e intanto sfaccendare, mettere su il caffé...
- E due. Altro?
- Un mucchio di cose.
- Riassuma.
- Giocare a pallone nel campo dietro il torrente, con Gastone, Mauro e Luca. Andare al cinema da solo. Scrivere di malinconie. Andare a Roma in treno a dare l'esame di storia dell'arte. Scrivere un’altra lettera d’amore, quella definitiva. Camminare sulle mie gambe, perché finché uno cammina sulle sue gambe non è fottuto…
- Ci posso lavorare.
- C’è dell’altro.
- Spari.
- Guidare fino al mare più nostalgico e stare lì senza fare niente, seduto sulla sabbia, d’inverno, ma un inverno mite. E poi rifare tutta la strada che facevo da ragazzo, dalla spiaggia alle villette a schiera, e rivedere tutto con calma: posti, persone, amori persi, amori non colti, pranzi al ristorante. L'odore delle sale da banchetto, ha presente? Prima della cerimonia e subito dopo. Le tovaglie immacolate e poi sporche di vino. Fanno un profumo di infanzia.
- Cominciano a essere un po’ tante cose.
- Non mi ha detto che c'era un limite.
- Non c'è, ma si deve contentare lo stesso. Deve recintare le pretese.
- Non ci sono mai riuscito. I desideri mi scappano da tutte le parti.
- Lo so. Sono una sua fan. Leggo tutto quello che scrive, tutte le virgole. Però credevo fossero di meno. Quelli essenziali, dico.
- Ben gentile. Ma tanto lei può farlo, no? Accontentarmi, intendo. Non ha nessuno che la controlla, che le pone delle condizioni. Sempre per stare al gioco, s'intende...
- Sa un accidente lei…
- Non si inalberi. Allora? Ci conto?
- Non le prometto niente. Ma ci proverò.
- Grazie di cuore.
- Grazie a lei.
- Di nulla.
- Arrivederci, allora. Ma non tanto presto.
- Arrivederci...
- ...
- ...
- Ohi, ascolti.
- Sì…
- Una cosa.
- Mi dica.
- Ho qui una imperdibile, irrinunciabile offerta per un fondo pensione. Le interessa, per caso, in vece di quello che ha chiesto?

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