Settembre è un mese micidiale per i nostalgici. Una porta che ti serve per chiudere fuori l'estate e le sue sudate inconcludenze e recuperar vigore, e far ripartire progetti. Ti accorgi che la stagione cambia quando di notte, a un tratto, pensi che non sarebbe male aggiungere una coperta al lenzuolo. Non perché hai proprio freddo ma solo per sentirti protetto dai fantasmi che ti guardano dormire, e quella coperta te la tiri fin sotto il naso, e concludi "Ecco, ora è perfetto" e ti giri sul fianco del sonno. A settembre nasce la stagione oscura: all'inizio gentile, col suo rinfresco di venti e piogge caute, poi triste e lenta a camminare, come un pachiderma nero per la strada. E torni a scuola, fa ancora caldo la mattina, ci si veste estivi ma con un presagio di neve, di brace e castagne, latte bollente e suffumigi. E vivi andando dietro ai sogni come un tempo alle ragazze, fino a che hai trovato quella che ti ha spaccato il cuore e magari - per l'accidente del cuore in frantumi - le hai dato meno di quel che avresti dovuto.
Il cielo sopra casa tua si straccia, a settembre, come una maionese impazzita; solo il colore è diverso: sul celeste livido, a chiazze sul grigio fabbrica. Sai che un'epoca della tua vita è finita per sempre. Solo ora ne vedi chiara la perfezione. Mentre andava, andava in diretta, e in diretta è difficile star dietro a tutta la bellezza, darle ogni istante un valore, santificarne l'essenza a dispetto dell'apparente monotonia. Oggi hai capito che era un'opera d'arte ma non ce l'hai più. Andresti a rubarla in un museo, se solo scoprissi dove la tengono.
Ma a parte questo, settembre ti trasmette malinconia e sollievo. Sei una contraddizione, lo sei sempre stato. La facesti innamorare come mai nessuna ha amato nessuno, hai questa presunzione. Eri imperfetto assai, lei s'innamorò di questo tuo intermittente talento d'amarla. No, non d'amarla: di saperglielo dimostrare.
Settembre ti ara il cuore. Poi c'è la semina: tua figlia, gli amici, il lavoro che ti piace, il libro nuovo, dove hai messo tutto quello che ti è scoppiato dentro, nella bolgia dantesca dell'anima. Il raccolto sarà dolce, consolatorio, primaverile. E magari il settembre che tornerà, tra un anno, ti troverà meno indifeso, più grato al tempo che ti ha concesso fin troppi privilegi, più disposto a perdonarti e a sopportare il tuo caro fantasma. Che ti vuole bene e - non visto - ti guarda sorridendoti.
Il cielo sopra casa tua si straccia, a settembre, come una maionese impazzita; solo il colore è diverso: sul celeste livido, a chiazze sul grigio fabbrica. Sai che un'epoca della tua vita è finita per sempre. Solo ora ne vedi chiara la perfezione. Mentre andava, andava in diretta, e in diretta è difficile star dietro a tutta la bellezza, darle ogni istante un valore, santificarne l'essenza a dispetto dell'apparente monotonia. Oggi hai capito che era un'opera d'arte ma non ce l'hai più. Andresti a rubarla in un museo, se solo scoprissi dove la tengono.
Ma a parte questo, settembre ti trasmette malinconia e sollievo. Sei una contraddizione, lo sei sempre stato. La facesti innamorare come mai nessuna ha amato nessuno, hai questa presunzione. Eri imperfetto assai, lei s'innamorò di questo tuo intermittente talento d'amarla. No, non d'amarla: di saperglielo dimostrare.
Settembre ti ara il cuore. Poi c'è la semina: tua figlia, gli amici, il lavoro che ti piace, il libro nuovo, dove hai messo tutto quello che ti è scoppiato dentro, nella bolgia dantesca dell'anima. Il raccolto sarà dolce, consolatorio, primaverile. E magari il settembre che tornerà, tra un anno, ti troverà meno indifeso, più grato al tempo che ti ha concesso fin troppi privilegi, più disposto a perdonarti e a sopportare il tuo caro fantasma. Che ti vuole bene e - non visto - ti guarda sorridendoti.
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