Ho un paio di amici che si sono sposati per caso, e quei matrimoni così fortuiti resistono al tempo, anzi forse col tempo si sono perfino consolidati. Poi ho dei conoscenti le cui storie più longeve sono nate all'improvviso, inaspettatamente, e sono anche quelle, a sentir loro, di cui han più nostalgia. Ne deriva che più gli andiamo incontro, all'amore, più quello si divincola, gli venisse un colpo: è lui che governa le cose, specie di principe anarchico che non è altro. Volete le prove? Eccone una, e valga per tutte. Ad Alfredo, il più eccentrico di quegli amici, l'amore è caduto addosso mentre smadonnava perché un furgoncino gli si era piazzato davanti all'entrata del garage. Immaginatevi la scena: sono le due di pomeriggio di un agosto feroce, Alfredo deve salire da sua madre a portarle l'insulina e trova il passo carrabile occupato. Chiama la municipale ma naturalmente a quell'ora sonnecchiano tutti, gli dicono che arriveranno appena possibile e invece non arrivano manco per sbaglio. Si rassegna a parcheggiare un chilometro lontano, torna a piedi sotto il sole giaguaro imprecando come in un film di Tarantino e giusto in quel mentre - ecco la casualità - arriva a passi lenti la proprietaria del furgoncino, candida candida, imprcettibilmente accaldata e obiettivamente magnifica. Da questo punto in avanti le versioni di Alfredo e Rosé - così si chiama la ragazza - divergono. Lui giura che a tutta prima si è inalberato e gliene ha cantate quattro e poi otto; lei che appena l'ha vista si è perso in un balbettio di Ma non fa niente, ma si figuri, capita anche a me di parcheggiare dove non dovrei, non andavo poi così tanto di fretta e scemenze del genere. Comunque stiano le cose, il risultato è che la sera dopo escono a cena e in capo a un anno si sposano con rito civile, davanti all'assessore alle infrastrutture. Del resto, un matrimonio lo è, una infrastruttura, e anche parecchio impegnativa, per cui: tutto nella norma.
Valerio, avevi ragione, dovevo lasciar andare. Ti ricordi che ne parlavamo? Io trattenevo, aggiustavo, incollavo. Tu dicevi "Sei stato bene con quella ragazza? Basta, non cercarla, non chiamarla". Oppure "Ti manca tuo padre, ne hai nostalgia? No, non darle retta, via, è finita". Dicevi che dovevo conservare la memoria ma senza ogni volta inseguire il passato: io ho sempre pensato che le due cose fossero inseparabili, mi hai aperto gli occhi. Così faccio con le case che ho abitato: non le guardo più le fotografie, che si secchino pure dentro gli armadi. Lasciar correre, lasciare indietro. Un suggerimento sensato, così facendo uno mette a posto il disordine delle stanze, ma si vive meglio in un ambiente in cui tutto è dove deve stare? A questa obiezione facevi spallucce, una finta di corpo - come quando giocavi mezz'ala e io al centro dell'area aspettavo il tuo cross per segnare - e uscivi dal bar. Forse pensavi Che testa di cazzo , ma con tenerezza, perché ma...
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