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L'inaffidabile

 

Dir che le amo è troppo ma ho sempre avuto un debole per quelle trattorie dove il menù non è scritto sulla carta ma te lo racconta la proprietaria, o più spesso la figlia, che serve ai tavoli con destrezza, suda un sudore dolce ed è instancabile e professionale come lavorasse in un bistrò parigino. Mi ci sono fermato oggi, in una di queste locande di campagna, al laccio di una nostalgia da solitario che m'ha fatto ricordare quando viaggiavo in buona compagnia e tutto sembrava un'allegra promessa - l'avvenire, i sogni, la gioventù - e tutte le illusioni erano intatte. Mi hanno apparecchiato fuori mentre tornavano certi ricordi di seconda mano che non hanno mai avuto il discutibile onore di essere raccontati, e seppur stortignaccoli, indecisi tra tenacia e oblio, a un certo punto mi son messo a corteggiarli teneramente, come fossero un primo amore. Si confondevano l'un l'altro e così facendo mischiavano stagioni, volti, baci e oscenità, e ne è venuta fuori una memoria inedita, che è la somma di quei frammenti persi nella coscienza. Mentre stiravo un sorriso con dedica al mio passato, a due tavoli da me si è seduto un uomo sulla sessantina, lo sguardo irrequieto, che guardava tutto e non si fermava su niente, implacabilmente solo anche lui, e più infelice però. Quando è arrivata la cameriera lui ha tolto la mascherina, le ha chiesto Mi riconosci? e lei ha fatto tanto d'occhi, un passo indietro, d'istinto, e ha detto Se ti vede mamma ti uccide. Ho finito di mangiare il mio dessert con calma, fingendo di leggere il giornale e in realtà aguzzando le orecchie. Questo fa il narratore: si impiccia. Quello che si son detti da lì in avanti l'ho sentito quasi per intero e per rispetto non posso raccontarlo: è una storia triste e impudica, ilare e sfrontata, perfettamente vita. Però una cosa posso dirla, è un titolo, è il modo in cui la ragazza a un certo punto ha definito l'uomo. Gli ha detto Te sei inaffidabile, e quella parola è stata il lampo del fiammifero sfregato sul fosforo, ha acceso la luce nella mia testa. Mi sono immedesimato, mi sono riaccorto di tutte le volte in cui sono stato pure io vano, puerile. Di tutte le circostanze in cui tutti facevano conto su una qualche mia abilità e io ero al mare, o dormivo o me ne infischiavo di essere all'altezza. Quell'uomo lì, quel padre, amante, faccendiere o coda di lupo che fosse - non insistete, non lo dirò - ero io in altri frangenti, in un'altra età. Ragion per cui nessuno può dirsi innocente.

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