C'è una luce naturale in certe case affacciate sul mare della California che dev'essere la luce del paradiso. Non ne conosco una più commovente, più ospitale, eppure non l'ho mai veduta dal vivo ma solo per la mediazione benedetta del cinema, maledetto lui. Allora blocco certi fotogrammi col fermo immagine e me li rimiro estasiato, e tento di capire come posso produrre lo stesso effetto con le parole, così da poter lasciare di stucco i miei quarantasette devoti lettori. Sembra facile. Perché quella luce, vedete, rimbalza dal cielo alla spiaggia, dalla spiaggia ai vetri, e da lì agli stereo anni Ottanta e ai tinelli, alle poltrone di vimini e ai giardini cintati, e tinge, e dilaga, e tutto assume un colore perfetto, crepuscolare. Partiamo allora, amor mio, partiamo: non vedi che siamo partiti già? Ecco dunque come vorrei fosse il mio presente: eterno e paradossale. Vivrei ripetendo tutti i santi giorni gli stessi gesti - fare il bagno nell'oceano, suonare il pianoforte -...
Sdraiato sui binari: diario di bellezze malsincere in attesa del treno. Sperando che porti ritardo.