Passa ai contenuti principali

Chi è l'ultimo?

Oh che meraviglia, la gentilezza della farmacista! Stamattina dico, che ieri ero andato a prendere un farmaco senza ricetta. Così oggi l'ho riportata e lei mi ha ringraziato come le avessi salvato la vita: due, tre volte, e una quarta mentre uscivo. Ecco la gentilezza, ecco l'unità di misura che abbiamo perduto. Io ho perduto tante cose, alcune immani, e forse in qualche epoca la stessa grazia che mi sforzo di mostrare al prossimo s'era addormentata, ma incontrare la gentilezza, riceverla, è sempre aria pulita. Allo stesso mondo - ch'io sappia - appartiene il tanghero che due ore dopo stava per spalmarmi sulle strisce colla Cherokee in pieno centro; e l'altro - sì, anche l'altro - che in capo a un'altra ora ha inchiodato e curvato a gomito senza degnarsi di farlo sapere a me che gli stavo dietro. Perché è un segno di gentilezza, metter la freccia, e la gentilezza è debole, è un atto che ci mostra fragili, un ossequio, perfino. Ma posso esser fragile, ossequioso, con chi detesto? Ci muove il rancore di famiglie irrisolte, amori laceri, lavori di cui contentarsi, ho il sospetto: per questo siamo così ostili l'uno con l'altro.  Di qualcuno deve pur essere la colpa, se la nostra vita è avara. E allora ancora ieri, a far le analisi del sangue, in fila alla Asl come mucche stupide. Tutti quelli che arrivano - non se ne salva uno - chiedono Chi è l'ultimo? perché così si accodano e non nascono questioni. Il guaio è che nessuno è beneaugurante, prima di fare la stessa domanda degli altri. Siamo da capo: sempre di gentilezza si tratta, e non ci va di sguarnirci della maschera di stronzi. Basterebbe poco: Buongiorno, chi è l'ultimo? e via. E che ci vuole? Ma niente, non c'è verso. Ne ho contate undici di persone che son entrate e han fatto la medesima domanda del cavolo senza un anticipo di cortesia. Poi la dodicesima mi ha rimesso al mondo: un ragazzo di colore, magro, probabilmente affamato. Ha aperto la porta, ha detto Buongiorno e tutti ci siamo rimasti male. Un corto circuito. Che diavolo ti piglia, negro? Perché non te ne torni da dove sei venuto, africano di merda? Ma lui ci ha guardati un istante, poi ha perfino armato un sorriso, e coi denti candidi ha chiesto: Per favore, chi è l'ultimo?





Commenti

Post popolari in questo blog

Avvento

Il primo Natale dopo la grande tenebra è una stagione vicina eppure antica: undici anni or sono. Là dentro decisi che non me ne importava più delle mie canzoni, dei libri che mi avevano spaccato a metà, e che mi sarei abbrutito, se ne fossi stato capace. Gli altri, intorno, continuavano a fare le cose con noncuranza, come se Alessandra fosse uscita a comprare candele e centrotavola e tutti sapevano che sarebbe arrivata in tempo per il cenone. Scartai il regalo che mi fece qualcuno che non ricordo e dentro c'era un libro di viaggi nello spazio: un suggerimento, avrei dovuto cercare mia moglie dappertutto, nell'universo, tranne che su questo pianeta. Poi venne il primo gennaio, poi il mio compleanno, poi marzo - che ho sempre amato, per via della sua schizofrenia - e poi aprile, mese che ci trasformava per due giorni in amanti affamati, al mare, ed era quando non avevamo altri legami al mondo che il nostro. Ci andai lo stesso, al mare, con mia figlia, e commisi l'errore di ra

Alcune ragioni contrarie all'infelicità

Perché sei infelice? Perché non riesci a starci dentro, alla felicità, per più di dieci minuti? Io credo che dovresti ragionare su queste domande, così intime e così terribili. Se vuoi ti do una mano, molti dicono che ci somigliamo, sarà più facile per me che per un altro suggerirti una via d'uscita. Sei infelice nonostante tu faccia tutti i giorni quello che ti piace. Pensa se non fosse successo, che avessi quei piccoli talenti che alcuni ti riconoscono: parlare in radio con disinvoltura, scrivere con leggiadria, tenere avvinti venticinque ragazzi con un poeta che per la prima volta non sembra loro inutile. Pensa se non avessi quei piccoli talenti ma fossi divorato dal desiderio di averli, e ogni tua invenzione passasse inosservata, o peggio fosse evitata come la peste. Questa attenzione che ti dedicano, non è già motivo di felicità? Le parole - lusinghiere -  che ti regalano a corredo delle tue, non sono una buona ragione per essere felici? E quando hai viaggiato per l'Italia

Zoe

Il giorno della morte di Silvio Berlusconi mi arriva un messaggio sulla chat di Facebook: Ciao, hai visto che anche lui se n'è andato? e così mentre il cuore salta un paio di battiti mi ritrovo a Montalto di Castro, è il 1983, ho sedici anni. Eravamo partiti in due ma l'amico che venne con me faceva le sei del mattino in discoteca e poi dormiva tutto il giorno, cosicché me ne andavo a spasso per conto mio, in bici, per capire un po' meglio che bestia fosse la libertà. Per inciso confesso che dopo quarant'anni devo ancora scoprirlo: l'ho sentita pronunciare da così tante lingue biforcute, quella parola tronca, che mi si sono confuse le idee. Certi scrittori di cui ho venerazione giurano che esser liberi significa non sapere mai per certo cosa voglia dire: se così è allora sono libero, e tanti saluti. E a parte questo, quell'estate fu maestosa. Di primo pomeriggio guardavo Mister Fantasy - coi videoclip di Madonna e dei Frankie goes to Hollywood, e dev'essere