Questo libro piacerà a quelli che amano i Pooh. E piacerà anche a quelli che non li amano, i quali potranno trovarci roba di un qualche valore universale: sentimenti, amicizia, onestà, tante cose non proprio trascurabili, direi. Ma non la storia del gruppo: se cercate quella, cambiate strada, ci sono volumi ben fatti con tante foto che la raccontano. Qui c'è la storia di un uomo che solo per inciso (già, per inciso: si parla di un musicista) è anche il bassista della band più famosa d'Italia. Una storia che comincia nella campagna trevigiana del secondo dopoguerra e arriva a oggi seguendo un filo di ricordi, racconti, gag (sì, perfino quelle), incontri, scelte esistenziali, destino. Red Canzian ha venduto coi suoi tre colleghi 50 milioni di dischi e non se la tira. C'è chi lo fa avendone venduti molti di meno. Ma a parte questo, Red è un bel ragazzo sessantenne che ha avuto molta fortuna nella vita - tutta meritata - qualche dolore, come chiunque, parecchia tenacia e un ottimo talento. Per questo la sua storia può essere il prototipo della storia di tutti coloro che (artisti e no) possono guardarsi allo specchio senza vergogna. Parla di coscienza dei propri limiti, Red, ma anche di consapevolezza delle capacità; ricorda con una lettera struggente Lucio Dalla, che lo chiamava Reddino e lo considerava un fratello minore. E interseca parecchie altre vite e coincidenze. Ne vien fuori l'idea di una vita costruita come lui ha voluto, è questo il senso più bello del libro, la musica come mestiere e non come lavoro, che a pensarci bene è una cosa magnifica. E la capacità di agganciare i sogni ad un canto, come dicevano insieme i quattro in una vecchia canzone. Il calicanto, fiore, aspro, selvatico e tenace che nel suo nome ha il senso dell'arte di Red, è il simbolo più azzeccato di una vita che nel privato è uguale a quella pubblica: coerente, seria e felice. Perché è sempre così quando vivi delle cose che ami.
Il primo Natale dopo la grande tenebra è una stagione vicina eppure antica: undici anni or sono. Là dentro decisi che non me ne importava più delle mie canzoni, dei libri che mi avevano spaccato a metà, e che mi sarei abbrutito, se ne fossi stato capace. Gli altri, intorno, continuavano a fare le cose con noncuranza, come se Alessandra fosse uscita a comprare candele e centrotavola e tutti sapevano che sarebbe arrivata in tempo per il cenone. Scartai il regalo che mi fece qualcuno che non ricordo e dentro c'era un libro di viaggi nello spazio: un suggerimento, avrei dovuto cercare mia moglie dappertutto, nell'universo, tranne che su questo pianeta. Poi venne il primo gennaio, poi il mio compleanno, poi marzo - che ho sempre amato, per via della sua schizofrenia - e poi aprile, mese che ci trasformava per due giorni in amanti affamati, al mare, ed era quando non avevamo altri legami al mondo che il nostro. Ci andai lo stesso, al mare, con mia figlia, e commisi l'errore di ra
Commenti
Posta un commento
Grazie per aver commentato il mio post