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Santo (Piazzese) subito!

Il sapore, gli odori, le mescolanze dei popoli del Mediterraneo. Il noir di luce contro il noir d'ombra e nebbia. Il giallo siciliano, marsigliese, iberico, contro quello scandinavo. Insomma, ho conosciuto e intervistato Santo Piazzese, autore della celebre Trilogia di Palermo edita da Sellerio. Un incontro da memorare, con una persona gentile e notevole scrittore. Perchè poi la conversazione, oggi in Bct davanti a una cinquantina di persone la cui età media era del colore opposto a quello (green) con cui oggi si definisce la new economy, ha finito per prendere tante diverse intersecanti direzioni. Quella del cibo, ad esempio, che da Marsiglia a Palermo, passando per Barcellona e le cantine palestinesi, ha tutte le distonie delle spezie e ispira i sensi dei narratori-gourmet. E arriva fino ai tetri fast food di Stoccolma, accanto a cui, nel freddo lattuginoso e perenne, i serial killer stanno in agguato. E poi ha voluto sapere dell'Apocalisse in pantofole, gli avevano detto che anch'io, nel mio piccolo, sono scrittore. "Non di noir, però", gli ho confidato. "Che importanza fa? - ha risposto - L'importante è una bella storia". Ha preso il libro e ci ha voluto una dedica. E poi l'ha fatta lui a me, su un suo romanzo. Cose da poco, in fondo, robe da scrittori. Ma insomma, come non voler bene a gente così?

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Avvento

Il primo Natale dopo la grande tenebra è una stagione vicina eppure antica: undici anni or sono. Là dentro decisi che non me ne importava più delle mie canzoni, dei libri che mi avevano spaccato a metà, e che mi sarei abbrutito, se ne fossi stato capace. Gli altri, intorno, continuavano a fare le cose con noncuranza, come se Alessandra fosse uscita a comprare candele e centrotavola e tutti sapevano che sarebbe arrivata in tempo per il cenone. Scartai il regalo che mi fece qualcuno che non ricordo e dentro c'era un libro di viaggi nello spazio: un suggerimento, avrei dovuto cercare mia moglie dappertutto, nell'universo, tranne che su questo pianeta. Poi venne il primo gennaio, poi il mio compleanno, poi marzo - che ho sempre amato, per via della sua schizofrenia - e poi aprile, mese che ci trasformava per due giorni in amanti affamati, al mare, ed era quando non avevamo altri legami al mondo che il nostro. Ci andai lo stesso, al mare, con mia figlia, e commisi l'errore di ra

Tre circostanze fortunate

Tu adesso chiudi gli occhi che io ti do un bacio. Chiudi gli occhi perché il bacio non devi vederlo arrivare, devi fare in modo che l'attesa sia una fitta dentro al petto, che la mia bocca s'aggrappi alla tua quando non ci contavi più, quando pensi che me ne sono andato e t'ho lasciata là, ingannata e cieca. Mentre aspetti il tempo ti sembrerà differente - il tempo dell'attesa di un bacio sfugge alla gabbia consueta - e se alla fine ti chiedessero di contarlo dovresti fare come i bambini, con le dita, e sarebbe lo stesso un inganno. Non è una questione di età, io ho la mia e tu la tua, non siamo alle prime armi. Ma anche la tenerezza - perché è di questo che stiamo parlando - muove con un tempo tutto strano, asincrono, ed è la stessa di quando avevamo vent'anni - tu più di recente - rinvigorita però dall'autostima, che alla giovinezza non si addice. Poi vorrei tenerti addosso, come in quella canzone di Paoli, stringerti alla mia camicia bianca e dirti che probab

Alcune ragioni contrarie all'infelicità

Perché sei infelice? Perché non riesci a starci dentro, alla felicità, per più di dieci minuti? Io credo che dovresti ragionare su queste domande, così intime e così terribili. Se vuoi ti do una mano, molti dicono che ci somigliamo, sarà più facile per me che per un altro suggerirti una via d'uscita. Sei infelice nonostante tu faccia tutti i giorni quello che ti piace. Pensa se non fosse successo, che avessi quei piccoli talenti che alcuni ti riconoscono: parlare in radio con disinvoltura, scrivere con leggiadria, tenere avvinti venticinque ragazzi con un poeta che per la prima volta non sembra loro inutile. Pensa se non avessi quei piccoli talenti ma fossi divorato dal desiderio di averli, e ogni tua invenzione passasse inosservata, o peggio fosse evitata come la peste. Questa attenzione che ti dedicano, non è già motivo di felicità? Le parole - lusinghiere -  che ti regalano a corredo delle tue, non sono una buona ragione per essere felici? E quando hai viaggiato per l'Italia