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La maggioranza

Il giorno in cui la scuola della strada sostituirà la scuola della scuola, saremo fregati. Non è lontano il giorno in cui la maggioranza sarà quella che dubita della storia com'è narrata e se ne infischia delle regole della lingua italiana, e che deride la professionalità di chi ha due laureee e parla cinque lingue dall'alto della propria frequentazione all'università della vita. Non è neanche lontano il giorno in cui non si dovrà provare più nessuna incauta teoria per dargli corpo, basterà postarla sui social e la validità scientifica di un esperimento sarà considerata eresia, e quelli che si ostineranno a ricercarla verranno messi al rogo. Questo abominio è cominciato da un po' ma io me ne sono accorto in ritardo. I primi sintomi a scuola, anni fa, quando qualche genitore piombava in classe e mi suggeriva quali tecniche adottare per far scrivere meglio suo figlio. E una volta per strada uno che balbettava mi spiegò cosa dovevo fare per migliorare la mia voce in radio....
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Yes, la felicità

Ogni giorno piovoso, lamentoso di vento, che rompe le stecche agli ombrelli e fa ridere rabbrividendo, è un giorno sacro, un invito a chiudersi in casa a sperare che la tempesta non passi così in fretta. Lo so che tanti non la pensano come me, che a tanti quel tempo furioso complica la vita e scatena raffreddori ostinati, ma io sono autunnale, di temperamento e di scrittura, e trovo che non ci sia palcoscenico migliore della burrasca per raccontare storie. Naturalmente il discorso vale anche quando sono gli altri a raccontarle a me. Per esempio, nei fine settimana che si prevedono temporali capita che riempia una borsa di libri farciti di brughiere, castelli maledetti, figuri intabarrati, alchimisti di Praga e viandanti di mezzanotte e me ne salga in collina, chiuda il cancello davanti al prato intirizzito, tiri i fermi alle finestre per non farle sbattere e corteggi la felicità. Yes, proprio lei. Ho del resto un concetto di felicità facilmente raggiungibile, domestica, è una specie di...

Stare al gioco

Venerdì ero in Toscana, a Pratovecchio, lì c'è un giardino rotondo con altalene, una fontana e due panchine all'ombra: prendo gli occhiali e mi siedo un momento a leggere Robinson Crusoe. In capo a dieci minuti arrivano un uomo e una donna, lei parcheggia e fa per andarsene - prima parlano un po' dei fatti loro, si rinfacciano cose, in certi tornanti del ragionamento lei è sprezzante, resuscita malintesi vecchi di anni. Alla fine si incammina per una mostra d'arte e lui si sistema sulla panchina accanto alla mia a leggere Goffredo Parise. Defoe mi piace ma quell'uomo, coi suoi gesti sofferti, il tentativo vano  di trovare una posizione comoda tra le stecche, è un naufrago pure lui, è materiale da romanzo. Intuisce la mia curiosità e mi chiede Lei riesce a leggere senza occhiali? e io Solo tenendo il libro a una certa distanza: per questo cerco di portarmeli sempre dietro.  Mi racconta che li ha scordati in macchina e che sua moglie si è portata via le chiavi: Ma   ...

Messaggio cifrato

Tutte le volte che vado via da questa casa, tiro i fermi delle persiane, chiudo il cancello e scendo in città, mi pare che qualcuno mi spii dalle stanze buie, e immagino si chieda quando tornerò, che già sente la mia mancanza. Per questo lascio un sospetto di me sopra una mensola, accanto al camino spento, dietro i racconti di Neil Gaiman, dentro l'armadio d'inverno. Un foglio scritto a matita, una bacca di ginepro, una bottiglia di Campari mezza bevuta e mezza da bere, una camicia grezza buona per i mesi freddi. Intanto che non ci sono, quelle povere cose, briciole di me, fanno compagnia a chi aspetta. Semino oggettini come un assassino maldestro semina indizi sul luogo del delitto, ma con maggior consapevolezza. Quando torno, torno perché sono innamorato. Di questa casa oscura e gaia, dei misteri che conserva, della luna quando di notte colora la radura della sua luce cinerea. E di questo tempo, e delle persone che lo abitano, che dio le benedica. E quando torno è per scriver...

Da solo

Se dessi retta all'istinto vivrei in una stanza d'albergo, ne ho vista una stamattina e me ne sono innamorato. Passavo sotto l'hotel Sempione ed era la terza da sinistra, secondo piano del palazzo, con un terrazzino dalla ringhiera blu. Beninteso, l'ho vista da fuori ma me la sono immaginata piccola e arredata a misura delle mie pretese, che sono essenziali: una libreria per tenere i libri da cui non so separarmi, un letto a una piazza e mezza per ospitare le amiche di passaggio, uno schermo per guardare i film e un convettore per l'aria condizionata. Meglio se la stanza è insonorizzata, così i vicini di camera, ogni giorno differenti, potrebbero far festini e io dormire della grossa, se mi va. A pensarci bene di tanto in tanto un po' di baccano mi piacerebbe sentirlo, o mi verrebbe da pensare di vivere nel deserto. Mi sorride l'idea di stare fermo in un posto per un sacco di tempo e avere attorno gente che viene e va, ed è sempre diversa, una volta altera, ...

Amor proprio

Alla lettura del testamento certi di noi non ereditano palazzi, navi da diporto o conti in banca ma rabbia e aritmie del cuore. Funziona così: quando muore uno che credevi ti volesse bene il notaio ti convoca, legge le ultime volontà del defunto e tu ti ritrovi tra capo e collo tutte le smanie e le perversioni che erano solo sue e che con quel gesto ti passa perché tu ne sperimenti la consistenza. Così per esempio avere accanto per anni una persona che hai troppo ben giudicato ma che a conti fatti è pazza, bugiarda e infingarda renderà te, alla sua dipartita e se già non è accaduto prima, difettoso delle stesse noie. Se tu poi non sei accorto, manifesterai quel carattere ad altri esseri umani, rendendoti sveltamente persona non grata, come certi diplomatici in certi stati canaglia. Attenzione inoltre a chi sposate, a chi amate, di chi siete figli e fratelli: c'è il caso che vi chiedano in continuazione premure e favori e quando siete voi a permettervi una pretesuccia anche da nient...

Gli amici

A un certo punto, avvertendosi incompleto, sentì il bisogno di abitare altrove. Non in altri corpi, come si dice facciano i diavoli, ma in altri se stesso, e per farlo ebbe bisogno di cambiare città, famiglia, opinioni politiche, schemi mentali, squadre per cui tifare e gusti alimentari. Viaggiò intorno al mondo per qualche stagione, con altri abiti addosso, con riferimenti sentimentali inediti e con nuovi medici di famiglia. Privilegiò luoghi scontrosi e invernali, ma non disdegnò di scendere al mare, di tanto in tanto. Poi dopo giri immensi tornò a casa e li trovò là ad aspettarlo. Non tutti: quelli che contavano, le persone con cui aveva mangiato, pianto, creduto alle parole delle canzoni. Le ragazze con cui aveva fatto l'amore. La gente che gli aveva regalato tempo e allegria senza volere in cambio nulla. Li trovò incredibilmente giovani, erano sempre loro: le donne le stesse acconciature, le stesse voci sonanti, gli uomini la medesima galanteria perché gli altri, i malfattori,...