Il giorno in cui la scuola della strada sostituirà la scuola della scuola, saremo fregati. Non è lontano il giorno in cui la maggioranza sarà quella che dubita della storia com'è narrata e se ne infischia delle regole della lingua italiana, e che deride la professionalità di chi ha due laureee e parla cinque lingue dall'alto della propria frequentazione all'università della vita. Non è neanche lontano il giorno in cui non si dovrà provare più nessuna incauta teoria per dargli corpo, basterà postarla sui social e la validità scientifica di un esperimento sarà considerata eresia, e quelli che si ostineranno a ricercarla verranno messi al rogo. Questo abominio è cominciato da un po' ma io me ne sono accorto in ritardo. I primi sintomi a scuola, anni fa, quando qualche genitore piombava in classe e mi suggeriva quali tecniche adottare per far scrivere meglio suo figlio. E una volta per strada uno che balbettava mi spiegò cosa dovevo fare per migliorare la mia voce in radio....
Ogni giorno piovoso, lamentoso di vento, che rompe le stecche agli ombrelli e fa ridere rabbrividendo, è un giorno sacro, un invito a chiudersi in casa a sperare che la tempesta non passi così in fretta. Lo so che tanti non la pensano come me, che a tanti quel tempo furioso complica la vita e scatena raffreddori ostinati, ma io sono autunnale, di temperamento e di scrittura, e trovo che non ci sia palcoscenico migliore della burrasca per raccontare storie. Naturalmente il discorso vale anche quando sono gli altri a raccontarle a me. Per esempio, nei fine settimana che si prevedono temporali capita che riempia una borsa di libri farciti di brughiere, castelli maledetti, figuri intabarrati, alchimisti di Praga e viandanti di mezzanotte e me ne salga in collina, chiuda il cancello davanti al prato intirizzito, tiri i fermi alle finestre per non farle sbattere e corteggi la felicità. Yes, proprio lei. Ho del resto un concetto di felicità facilmente raggiungibile, domestica, è una specie di...