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Visualizzazione dei post da gennaio, 2025

Superpoteri

Ho sognato che cambiavo la forma delle cose solo passandoci accanto. Uscivo per la strada, tornavo a casa dal cinema, camminavo per i sentieri di campagna più selvatici e le cose si modificavano, impercettibilmente o in modo più chiaro, e dopo non erano più quelle di prima. Il rosone di santa Restituta, davanti al mercato comunale, s'aggraziava, assumendo la forma ovale del ventre materno; sulla porta di casa dei vicini s'apriva una seconda tagliola sotto a quella che c'è sempre stata, più grossa e profonda, per la corrispondenza d'amore; il fontanile alla sterrata degli aceri aveva una vasca in più, e tutti quelli che amano fotografare i ruderi si sarebbero chiesti com'era stato possibile, dal giorno alla notte. Non era un potere che mi ero cercato, accadeva, come accade una malattia o una felicità. Ci prendevo gusto, a quel punto, e mi esercitavo a controllare quella facoltà stramba perché alcune cose mi piaceva lasciarle come sono, e soltanto quel che era sgrazia...

Speleologia

Ho amato la scuola come poche altre cose nella vita, persone a parte, ammesso che le persone siano cose. Ho amato la scuola e amavo insegnare perché amavo guardarmi insegnare, era una specie di debolezza da Narciso, spero innocente. Amavo guardarmi insegnare perché ero bravo, uno bisogna pur che lo dica se sa fare una cosa tra le tante che non gli riescono, tra le imprese fallite. Non ero bravo perché sapevo la letteratura meglio degli altri, no, per amor del cielo, ma perché ero abile a scoperchiare l'indifferenza infastidita dei miei ragazzi e a guardarci dentro, io assieme a loro. Dentro a quel piccolo baratro c'erano un mucchio di fraintendimenti, e c'erano tenebre, e la disperazione di chi a diciotto anni già è convinto che non valga la pena studiare, capire, perché tanto non è quello che serve nella vita. Con una corda, io mi calavo nell'abisso e con una lucina fioca, una lampadina sull'elmetto, gettavo pallide ridicole chiazze di chiarore sulle pareti, e a q...

Grande chef

Buongiorno, scusami per l'ora, è presto lo so ma non ce la facevo ad aspettare. Volevo solo che mi togliessi una curiosità. Volevo sapere se alla fine sarai lusingato dall'onore che ho reso a tutte le cose belle. Perché se sarai indifferente dimmelo subito, fammelo capire, così non perdo più tempo a chiamarti, né alle sei del mattino né la sera. Mia madre, mio padre, mia sorella, mia figlia, mia moglie, le ragazze farfalla, gli amici cui ho voluto bene, le amiche da cui sono a volte tentato - ecco le prime cose belle - le ho amate come ho potuto, al limite delle forze, e se sono davvero a tua immagine, beh, dovresti essere meglio di un divo del cinema. Mi hai dotato di curiosità, una curiosità severa, implacabile, ed è una facoltà che a volte pesa, fa smaniare, ma è fin troppo evidente come senza di lei non varrebbe la pena alzarsi dal letto. Io spero di averti dimostrato amore amando le intuizioni degli uomini - se per davvero gliele hai suggerite tu. Tutti quei libri tristi m...

L'abominio

Ho passato il compleanno al mare da solo, quindi in buona compagnia. Ci sono andato nonostante il tempo brutto, i tentativi di dissuadermi di mia madre, la batteria ansimante, la diretta da scrivere per lunedì. Ci sono andato perché il mare cura il corpo e rassoda l'anima, preda di cento temporali. Ho viaggiato con la radio accesa, che cambiava frequenze a ogni città, sovrapponeva voci e canzoni, scariche elettriche e pubblicità ingannevoli, fino a che, a una svolta di Tuscia, quando le colline basse lasciano spazio al blu del Tirreno, una radio di Tarquinia raccontava il ritorno feroce in Germania dell'estrema destra. Quella notizia mi ha rovinato un po' i piani, che erano di disimpegno e scritture leggere, ma era nell'aria: il male assoluto non muore mai. Al ristorante, mentre aspettavo un piatto di gamberi e il cameriere voleva a tutti i costi portarmi del vino, ho maledetto i fascisti di casa nostra, e quanti negano il pericolo. Non solo il saluto romano nelle piazz...

Ragazze sognate

Ragazza, prima che tu svanisca dalla memoria lasciati raccontare. C'eri come tutte le cose mie più belle, senza che io ti abbia cercato, sono sceso a sistemare una coperta ed erì lì, alle tre del mattino. Sai come sono i sogni, ingannatori, e invece tu sembravi appena tornata da un viaggio, col fiato dolce, ore di sonno da recuperare e il freddo sulle guance. Tutto quello che ho scritto sull'amore non è vero, tutto quello che è successo un tempo è inerte; per quel poco che ne so, che ho capito, l'amore è oggi, adesso, in questo preciso istante: i rimpianti di ieri, le costruzioni di felicità per domani, valgono zero. Per cui stanotte eri amore, e naturalmente adesso non lo sei già più, e hai voluto che ti scaldassi le gambe con le mani e rimanere in piedi per un po', e che io stessi seduto sulla sponda, con la faccia in mezzo al seno, e te che la accarezzavi, come per rassicurarmi. Non sei nessuna ragazza che conosco, nessuna donna: sei nuova, immeritata e eterna, come ...

Efrem

Efrem è un mio amico che ha sempre odiato i suoi genitori. Li ha sempre odiati per via del nome, è convinto che lo abbiano fatto apposta. Ogni volta che ci vediamo, tre o quattro volte l'anno, state pur certi che alla fine o all'inizio del discorso tirerà fuori quella storia e anche se i suoi sono morti da un pezzo finirà per chiedermi cosa ne penso e se anch'io credo che abbiano voluto che fosse deriso da tutti. Io tento sempre di vedere il lato positivo della cosa, gli dico che la gente si incuriosice a sentir come si chiama e che anziché derisione viene voglia di scoperta. Lo convinco e non lo convinco, e sempre se ne va col muso lungo, e il sospetto che io sia un bugiardo di professione. Il nome eccentrico lo tenta a fare cose eccentriche, giura che è un bisogno di coerenza. Quando viaggia lascia asciugamani nei bagni degli alberghi, è l'unico che invece di fregarseli regala i suoi, e talora nei supermercati la merce in offerta la evita come la peste e per comprarla...