Ragazza, prima che tu svanisca dalla memoria lasciati raccontare. C'eri come tutte le cose mie più belle, senza che io ti abbia cercato, sono sceso a sistemare una coperta ed erì lì, alle tre del mattino. Sai come sono i sogni, ingannatori, e invece tu sembravi appena tornata da un viaggio, col fiato dolce, ore di sonno da recuperare e il freddo sulle guance. Tutto quello che ho scritto sull'amore non è vero, tutto quello che è successo un tempo è inerte; per quel poco che ne so, che ho capito, l'amore è oggi, adesso, in questo preciso istante: i rimpianti di ieri, le costruzioni di felicità per domani, valgono zero. Per cui stanotte eri amore, e naturalmente adesso non lo sei già più, e hai voluto che ti scaldassi le gambe con le mani e rimanere in piedi per un po', e che io stessi seduto sulla sponda, con la faccia in mezzo al seno, e te che la accarezzavi, come per rassicurarmi. Non sei nessuna ragazza che conosco, nessuna donna: sei nuova, immeritata e eterna, come la notte. Io la notte non vivo su questa terra, viaggio per l'universo, forse ti ho trovata in una stanza che alla mia somiglia soltanto ma è un'altra, e tu eri già lì, sul pianeta dove gli uomini implorano consolazione. Hai voluto che ti poggiassi le mani sulle natiche, mi hai tenuto la testa come una madre, e quel frangente era insieme passione e tenerezza, che avevo dimenticato potessero andar tanto d'accordo. Prima di svegliarmi ti ho confessato che ho paura di invecchiare, perché ho paura che la vecchiaia spenga la mia irrequietezza, motore della scrittura. E che sono grato a tutte le ragazze soltanto sognate, come te, perché i romanzi si scrivono su di voi, non sulle storie insignificanti che vivo.
C'è una murata di scogli a cento metri dalla riva, mia figlia arrivava fin là. Più al largo non si tocca e a turno io e mia moglie le facevamo la guardia, dritti sul bagnasciuga, rischiando l'insolazione. Ciononostante ogni tanto spariva tra quelle onde docili, pochi attimi, per poi riapparire in qualche tratto più vicino alla spiaggia. Troppo tardi, a me era già venuto un infarto. Meno apprensiva mia moglie: forse già sapeva che in capo a tre anni ci avrebbe lasciati soli e voleva mostrarmi come gestire razionalmente il panico di una figlia in mare aperto. In senso letterale e metaforico. Era il 2009 e dopo sedici anni sono tornato qui, ma l'albergo dove soggiornammo inquieti e preda di una felicità a breve termine l'ho solo sfiorato: ho preso una camera nell'albergo accanto dalla cui finestra, guarda tu il caso, si intravede la camera di allora, un suo spiraglio almeno. Perché l'ho fatto? Perché non sono mai riuscito a maledire il passato, provo anzi una sort...
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