Tra le attese più lunghe dell'infanzia c'è quella del Natale, giorno in cui si festeggia quel che è accaduto in tutt'altro periodo dell'anno e che dovremmo far accadere da oggi in poi per tutti i giorni che ci restano da vivere. Ho raccontato quel sentimento quand'era incollato ai miei sette anni e poi che ne ho avuti quattordici già s'era trasformato in qualcosa di differente. Solo la durata era la stessa: dalla fine di novembre mi assaliva un languore la cui natura non riuscivo a far capire a nessuno, e che ai tempi del ginnasio addolciva il mio umore ispido insaporendolo di speranza. Che quella speranza poi si sia a sua volta trasformata in una vita beffarda, eccentrica e raccontata per legittima difesa - perché condividerla su altre spalle mi ha permesso di alleggerirne il peso - è solo un altro scherzo del destino: io volevo un'esistenza anonima, impiegatizia, in cui tutto quello che c'era mi sembrasse bastevole. E invece fu proprio all'altezza ...
Sdraiato sui binari: diario di bellezze malsincere in attesa del treno. Sperando che porti ritardo.