Dopo aver tirato sul prezzo, compro da un rigattiere genovese di passaggio a Narni un cofanetto di latta della Sperlari. Mi assicura che è vecchio di almeno cinquant'anni e che il proprietario, un sarto di Bordighera, finite le caramelle ci teneva i ferri del mestiere. C'è una serraturina che apre lo scrigno ma la chiave s'è persa. Belìn, ti faccio lo sconto - insiste lui a vedermi titubante, e questa gara tra la sua taccagneria congenita e la mia occasionale ha un che di duello rusticano. A casa, quando tutti son via e la pace si installa nelle stanze come un antivirus nel pc, mi dedico alla mia lampada di Aladino. Prima di rompere il lucchetto la sfioro come per risvegliare un genio, passo le mani sulle superfici bombate, rosse fiammanti, istoriate con bordature color dell'acciaio. Poi forzo l'apertura con un cacciavite - stando attendo a non rigare quel capolavoro che sembra che l'ha fatto Benvenuto Cellini - e inizio a pescare. Vengon su bottoni di madre
Sdraiato sui binari: diario di bellezze malsincere in attesa del treno. Sperando che porti ritardo.