Una volta di queste giuro che faccio il gesto di andarmene, tutto il teatro dei preparativi del ritorno, gli avanzi della cena nelle buste Ipercoop, stacco il contatore della corrente e nel buio dò due giri di serratura. Ma resto dentro, acquattato tra il divano e il muro, sotto il quadro di Sara che ha rifatto Gaugain, trattengo il respiro e aspetto. La casa che crede d'esser vuota comincerà a sgranchirsi le ossa, stirerà le vertebre, cigolerà i cardini, e allora io saprò per certo che è viva. Il candelabro scolato di cera, il trumeau di Clara, il pouf blu che ti inghiotte, se fai tanto di sedertici: tutto si muoverà, e parlotteranno fra loro - quegli oggetti di arte povera - e si scrolleranno la polvere i cuscini, e la scansia dei piatti cupi ammetterà Finalmente se ne sono andati, quegli scocciatori . Le case, disabitate non lo sono mai, sono anime stanziali, tormentate o allegre a seconda del tempo, delle stagioni, proprio come noi. Io vorrei vivere il paradosso - e sperimen...
Sdraiato sui binari: diario di bellezze malsincere in attesa del treno. Sperando che porti ritardo.