Nel 1978 andai in Sicilia con Pietro, Rita, Mauro e Gastone. Avevo undici anni e avevano appena ammazzato Aldo Moro. So che laggiù per la prima volta mi innamorai sul serio: gridava certi colori, quella terra, che non credevo esistessero, come se dio avesse pestato tubetti di tempera e dal cielo fossero colati lenti e regali sopra Siracusa, e le zolfatare, e le pianure accecanti, il mare greco, e le notti frivole di Taormina. E intrecciava come gerle certi suoni che poi ho scoperto essere voci di un dialetto maestoso. Lì ho cominciato ad amare le parole e a capire che chiamare una stessa cosa con nomi diversi è il segreto per intendersi meglio, tra popoli, e uno dei fondamenti della fraternità. Se ci detestiamo è perché non ci capiamo, allora, nonostante le invenzioni, che hanno moltiplicato i canali ma non migliorato la comunicazione. Ma a parte questo, quel viaggio fu una scoperta, davvero, e di tanto in tanto ci torno, con questa diligenza scombinata dei ricordi che mi ritrovo, e r...
Sdraiato sui binari: diario di bellezze malsincere in attesa del treno. Sperando che porti ritardo.