Io ho fatto la rivoluzione e l'ho raccontata qui dentro quanto basta, talora troppo, e adesso scrivo quei romanzi che da ragazzo avrei desiderato leggere - e scusate la presunzione, non è un fatto di qualità ma di intensità, di orgoglio narrativo: spero si intuisca che dentro c'è il Francesco che con tutti i suoi limiti non si risparmia, c'è un uomo che non cambierebbe ciò che fa con nessun potere, nessun mestiere. E c'è tutta la scorribanda di ansie, estreme unzioni e riscosse rette dalla sua vita, che non è una e basta ma quattro o cinque, è un altro romanzo ancora, con una propria etica perversa, una logica che a tratti gli è baluginata, nella notte eterna che credeva. Per farla, la rivoluzione, ci vuole cattiveria, e paura di niente. Lui ne ha avute di paure che se voleste fargliele elencare tutte dovreste mettervi comodi, dargli tempo, una sera rinfrescata, fiori di zucca in pastella e una birra solenne. Poi ha avuto quella perfetta, che non scollava mai, ventiqua
Sdraiato sui binari: diario di bellezze malsincere in attesa del treno. Sperando che porti ritardo.