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Io ho fatto la rivoluzione e l'ho raccontata qui dentro quanto basta, talora troppo, e adesso scrivo quei romanzi che da ragazzo avrei desiderato leggere - e scusate la presunzione, non è un fatto di qualità ma di intensità, di orgoglio narrativo: spero si intuisca che dentro c'è il Francesco che con tutti i suoi limiti non si risparmia, c'è un uomo che non cambierebbe ciò che fa con nessun potere, nessun mestiere. E c'è tutta la scorribanda di ansie, estreme unzioni e riscosse rette dalla sua vita, che non è una e basta ma quattro o cinque, è un altro romanzo ancora, con una propria etica perversa, una logica che a tratti gli è baluginata, nella notte eterna che credeva. Per farla, la rivoluzione, ci vuole cattiveria, e paura di niente. Lui ne ha avute di paure che se voleste fargliele elencare tutte dovreste mettervi comodi, dargli tempo, una sera rinfrescata, fiori di zucca in pastella e una birra solenne. Poi ha avuto quella perfetta, che non scollava mai, ventiquattro ore al giorno per tre anni: ventiseimiladuecentottanta ore di paura d'acciaio. Precisa, compiuta, tagliata su misura per i suoi sessantasette chili. Una replicante, che non dormiva mai, non placava mai. Poi ha alzato i tacchi, da un giorno all'altro, così com'era venuta. Giura che è come fare il vaccino: dopo, il tetano non ti piglia più. È diventato cattivo e invincibile, Francesco; fa questi scherzi, quella malnata. E per un po' ha amato condividere il fatto che fosse sopravvissuto con chi pensava potesse apprezzarne il buon gusto. Che sottintende il cattivo gusto di morire, come indossare un vestito pacchiano a una cerimonia. Lui dice che il bello di tutta questa manfrina è che si condivide con chi si può, non con chi si deve. Rinnegate gli amici del cuore, i figli e chi vi ha messo al mondo, se non partecipano alla festa della vostra renitenza alla morte. Cercatene altri, di esseri umani con cui comunicare: gli affetti non durano tutta la vita, sono corti, come la settimana che al venerdì ci cade un ponte. Amate gli estranei, andateci a letto, assaggiateli, per cui. Siete in cerca di chi vi capisce, d'altra parte, che di chi non vi si fila ne avete abbastanza: ogni esperimento è buono. E altri sproloqui del genere. Così, che domenica è a Caffeina mica lo dice a tutti. Solo a voi che fottete dieci minuti al lavoro, scansate un infarto sul tapis roulant, ci date dentro con l'amante per farla venire svelta,  per leggere prima che potete Sdraiato sui binari. E vi accorgete - rincuorati -  che Franceschini è ancora vivo, e lotta al vostro fianco.








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