Ecco, questo è uno di quei plotoncini di tempo che non cederei a nessuno per nessun prezzo. Questi venti minuti in cui scribacchio e la mia testa si disintossica, e ripassa quel che è successo ieri e stamattina: i due nuovi laboratori di scrittura partiti in grazia di dio e con divertimento. E la mia vita si gode gli incisi meglio del discorso principale, che si dà il caso sia uno dei segreti della leggerezza. Mi viene voglia di un caffé, di un libro di De Crescenzo e di una canzone di Bersani. Non nell'ordine, proprio tutto assieme, appena mi riò dal sonno pomeridiano, che mi copre come una coperta alle quattordici, in tutte le stagioni. Se no sto male. Ho la scocciatura che mi va un caffé fresco, non quello ribollito del mattino; e la fortuna che su una mensola c'è una caffettiera da due pensata per i romantici, ossia per me. Mentre viene sincero, come un uomo onesto solo dentro la sua donna, cerco nella mia biblioteca ingolfata di titoli accumulati senza metodo ciò che fa al caso mio. Mi va a genio questo Socrate e compagnia bella, perché me lo ricordo meno, meno della Storia della filosofia e di Oi Dialogoi. Forse non l'ho neanche mai letto. E trovo la canzone di Bersani di cui avevo bisogno - non credete a quelli che ascoltano musica a caso: si ha bisogno di una sola canzone per volta, di quella e nessun'altra. Si chiama Ferragosto e potrebbe essere un film di Virzì, o di Ozpetek: tre tempi magnifici, tre ambientazioni. Non ve la fate mancare, se avete bisogno di bellezza. Insomma io che faccio una sola cosa alla volta, stavolta mi smentisco e bevo una tazza di Segafredo addolcita col miele, leggo De Crescenzo e seguo Samuele che sale sul pulmino dei vecchi ricordi e verso la fine si fa esistenzialista. Pomeriggio raffinato, credetemi. Musica tanto potente mi istiga a ricordare che a volte mi sono incaponito nel far del male a chi amavo - i ricordi hanno questo contrattempo: non distingui quelli buoni da quelli storti. Vengono così, certe memorie squarciate, senza accorgerti che ti mancano, se non quando arrivano, e allora sai che quel che avvertivi come un imbarazzo non erano troppe melanzane fritte ma proprio quella mancanza muta. Siamo complicati assai. Allo sgocciolìo dei venti minuti che mi sono regalato, come un terzo d'ora d'aria, faccio il predone su facebook, nei gruppi dove i fanatici dei cani, delle cure anticancro alternative, delle serie tv, si accampano e se alzi una voce contraria ti insultano. Ringrazio dio di non essere ultrà di niente, a parte Edward Hopper e Jerome Salinger. Un tempo lo ero, sfegatato e irrequieto. Adesso mi sfibro a scrivere e mi pare di essere matto abbastanza di me da non aver tempo di esserlo per nessun altro.
Samuele canta Ferragosto
https://www.youtube.com/watch?v=c6tOGniDsiw
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