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Visualizzazione dei post da settembre, 2025

Sette vite

Vorrei avere altre sei vite, oltre quella presente, come il gatto che incrocio scendendo per via Aspromonte, e che mi guarda sospettoso, chiede da mangiare e se ne va quando vede che non ho niente. In una vorrei essere lo scrittore che non sono, più lucido, più spietato, che non giri intorno alle cose ma le centri con la mira del Sagittario, che sia capace di farti innamorare, amica mia, e non abbia bisogno di scrivere per curarsi, e lo faccia invece solo per capriccio. In un'altra vorrei essere un ministro, quello della gentilezza, vorrei proporre una museruola per tutti quelli che in tv si insultano, sbraitano, come ha cominciato a fare Sgarbi quarant'anni fa, cattivo esempio se mai ce n'è stato uno, per questo povero popolo. In una terza vorrei essere un filosofo, vorrei scrivere un libro sulle idee, dimostrare che non sono tutte uguali, e che se tu sei un Borgonovo, un Feltri, un Capezzone, un Sallusti, e pensi che le idee razziste, misogine, ciniche, miopi che hanno pa...

Oltre ogni ragionevole dubbio

Cosa vuol dire andar via, quale coraggio ci vuole. Non solo a parlarne, proprio a tagliare la corda. Scappare ha un che di romanzesco perché qualcuno ti verrà dietro, per imitarti o per convincerti a tornare a casa, scappare ti trasforma in personaggio, ti garantisce l'immortalità. Scappare. Ma anche a restare nel campo da gioco infernale di questo tempo immondo ci vuol coraggio. E a fidarsi di te, a credere che mi vuoi bene quando le apparenze sono contrarie, a tener dietro alle parole strane che dici, un giorno d'amore un altro di derisione. Io mi fido delle mie, di parole, ma neanche tanto, perché anche loro possono diventare un inganno, magari in buona fede. E sono costretto a fidarmi di quelle degli altri sennò resto senza voce: ogni parola che scrivo ha parole madre e parole padre, è un problema di attendibilità. Tutte le mie idee sono la conseguenza di narrazioni di altri, non ho quasi mai verificato di persona se le cose alle quali si attaccano accadono davvero e se pur...

La maggioranza

Il giorno in cui la scuola della strada sostituirà la scuola della scuola, saremo fregati. Non è lontano il giorno in cui la maggioranza sarà quella che dubita della storia com'è narrata e se ne infischia delle regole della lingua italiana, e che deride la professionalità di chi ha due laureee e parla cinque lingue dall'alto della propria frequentazione all'università della vita. Non è neanche lontano il giorno in cui non si dovrà provare più nessuna incauta teoria per dargli corpo, basterà postarla sui social e la validità scientifica di un esperimento sarà considerata eresia, e quelli che si ostineranno a ricercarla verranno messi al rogo. Questo abominio è cominciato da un po' ma io me ne sono accorto in ritardo. I primi sintomi a scuola, anni fa, quando qualche genitore piombava in classe e mi suggeriva quali tecniche adottare per far scrivere meglio suo figlio. E una volta per strada uno che balbettava mi spiegò cosa dovevo fare per migliorare la mia voce in radio....

Yes, la felicità

Ogni giorno piovoso, lamentoso di vento, che rompe le stecche agli ombrelli e fa ridere rabbrividendo, è un giorno sacro, un invito a chiudersi in casa a sperare che la tempesta non passi così in fretta. Lo so che tanti non la pensano come me, che a tanti quel tempo furioso complica la vita e scatena raffreddori ostinati, ma io sono autunnale, di temperamento e di scrittura, e trovo che non ci sia palcoscenico migliore della burrasca per raccontare storie. Naturalmente il discorso vale anche quando sono gli altri a raccontarle a me. Per esempio, nei fine settimana che si prevedono temporali capita che riempia una borsa di libri farciti di brughiere, castelli maledetti, figuri intabarrati, alchimisti di Praga e viandanti di mezzanotte e me ne salga in collina, chiuda il cancello davanti al prato intirizzito, tiri i fermi alle finestre per non farle sbattere e corteggi la felicità. Yes, proprio lei. Ho del resto un concetto di felicità facilmente raggiungibile, domestica, è una specie di...

Stare al gioco

Venerdì ero in Toscana, a Pratovecchio, lì c'è un giardino rotondo con altalene, una fontana e due panchine all'ombra: prendo gli occhiali e mi siedo un momento a leggere Robinson Crusoe. In capo a dieci minuti arrivano un uomo e una donna, lei parcheggia e fa per andarsene - prima parlano un po' dei fatti loro, si rinfacciano cose, in certi tornanti del ragionamento lei è sprezzante, resuscita malintesi vecchi di anni. Alla fine si incammina per una mostra d'arte e lui si sistema sulla panchina accanto alla mia a leggere Goffredo Parise. Defoe mi piace ma quell'uomo, coi suoi gesti sofferti, il tentativo vano  di trovare una posizione comoda tra le stecche, è un naufrago pure lui, è materiale da romanzo. Intuisce la mia curiosità e mi chiede Lei riesce a leggere senza occhiali? e io Solo tenendo il libro a una certa distanza: per questo cerco di portarmeli sempre dietro.  Mi racconta che li ha scordati in macchina e che sua moglie si è portata via le chiavi: Ma   ...