Tutte le volte che vado via da questa casa, tiro i fermi delle persiane, chiudo il cancello e scendo in città, mi pare che qualcuno mi spii dalle stanze buie, e immagino si chieda quando tornerò, che già sente la mia mancanza. Per questo lascio un sospetto di me sopra una mensola, accanto al camino spento, dietro i racconti di Neil Gaiman, dentro l'armadio d'inverno. Un foglio scritto a matita, una bacca di ginepro, una bottiglia di Campari mezza bevuta e mezza da bere, una camicia grezza buona per i mesi freddi. Intanto che non ci sono, quelle povere cose, briciole di me, fanno compagnia a chi aspetta. Semino oggettini come un assassino maldestro semina indizi sul luogo del delitto, ma con maggior consapevolezza. Quando torno, torno perché sono innamorato. Di questa casa oscura e gaia, dei misteri che conserva, della luna quando di notte colora la radura della sua luce cinerea. E di questo tempo, e delle persone che lo abitano, che dio le benedica. E quando torno è per scriver...
Sdraiato sui binari: diario di bellezze malsincere in attesa del treno. Sperando che porti ritardo.