Alla lettura del testamento certi di noi non ereditano palazzi, navi da diporto o conti in banca ma rabbia e aritmie del cuore. Funziona così: quando muore uno che credevi ti volesse bene il notaio ti convoca, legge le ultime volontà del defunto e tu ti ritrovi tra capo e collo tutte le smanie e le perversioni che erano solo sue e che con quel gesto ti passa perché tu ne sperimenti la consistenza. Così per esempio avere accanto per anni una persona che hai troppo ben giudicato ma che a conti fatti è pazza, bugiarda e infingarda renderà te, alla sua dipartita e se già non è accaduto prima, difettoso delle stesse noie. Se tu poi non sei accorto, manifesterai quel carattere ad altri esseri umani, rendendoti sveltamente persona non grata, come certi diplomatici in certi stati canaglia. Attenzione inoltre a chi sposate, a chi amate, di chi siete figli e fratelli: c'è il caso che vi chiedano in continuazione premure e favori e quando siete voi a permettervi una pretesuccia anche da niente non di rado inorridiscano. Non crediate ne sappia poco, sull'argomento: al contrario, ne so abbastanza per mettervi in guardia. Non è vittimismo, vorrei fosse chiaro: lo stesso ragionamento tutti quelli che ho attorno potrebbero farlo nei miei confronti perché chi è senza schizofrenie scagli la prima pietra, e allora pari e patta. Resta inteso che ognuno vede la realtà dal proprio punto di vista, che è fioco e miope e soprattutto mira verso una sola direzione, dal che deriva che non esistono relazioni sane né auspicabili. Tutto è un gioco al massacro, specie il rapporto di coppia, perché l'amore dura finché ci si diverte a rotolarsi insieme e poi lo sostituiscono il livore, l'insofferenza, la derisione, l'inganno, e altri sentimenti simili, graziosi e leggiadri, di cui son pieni i romanzi. Come se ne esce? Beh, per conto mio sperimento da qualche tempo una tattica che dà discreti risultati, come la contraerea inglese quando inventò il radar per tenere a bada gli aerei del Fuhrer: mi occupo un po' di più di me stesso. Vale a dire che mi voglio un po' più bene di quanto non abbia fatto in passato, ed è facile perché spesso mi sono detestato. Antepongo nei limiti della decenza i miei progetti al progetto collettivo, quello della famiglia, ammesso che la famiglia, allargata o meno, ne abbia uno. Così facendo sarò anche più rilassato e sordo quando torneranno tutti a insegnarmi come vivere, e a suggerirmi cosa rispondere loro in tutte le circostanze in cui lo crederanno indispensabile.
C'è una murata di scogli a cento metri dalla riva, mia figlia arrivava fin là. Più al largo non si tocca e a turno io e mia moglie le facevamo la guardia, dritti sul bagnasciuga, rischiando l'insolazione. Ciononostante ogni tanto spariva tra quelle onde docili, pochi attimi, per poi riapparire in qualche tratto più vicino alla spiaggia. Troppo tardi, a me era già venuto un infarto. Meno apprensiva mia moglie: forse già sapeva che in capo a tre anni ci avrebbe lasciati soli e voleva mostrarmi come gestire razionalmente il panico di una figlia in mare aperto. In senso letterale e metaforico. Era il 2009 e dopo sedici anni sono tornato qui, ma l'albergo dove soggiornammo inquieti e preda di una felicità a breve termine l'ho solo sfiorato: ho preso una camera nell'albergo accanto dalla cui finestra, guarda tu il caso, si intravede la camera di allora, un suo spiraglio almeno. Perché l'ho fatto? Perché non sono mai riuscito a maledire il passato, provo anzi una sort...
Commenti
Posta un commento
Grazie per aver commentato il mio post