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Visualizzazione dei post da maggio, 2025

Quei due

Si alzavano e cominciavano subito a litigare. Appena alzati, non esagero, neanche il tempo di far colazione. Si alzavano e cominciavano a rinfacciarsi a chiare note le rispettive mancanze, li ho sentiti tutte le mattine per quattro anni, il tempo che sono stato loro vicino di pianerottolo. Erano moglie e marito, sui cinquanta, benestanti, colti, senza figli, lei insegnante di filosofia, lui biologo. Litigavano con un apprezzabile senso della misura, non urlavano quasi mai e nello stesso tempo però non abbassavano di certo la voce: erano bravi a stare dentro al campo e a non superare le righe ma là in mezzo se le suonavano di santa ragione. Discutevano di cose importanti: la costruzione del futuro, il rispetto per l'intelligenza altrui, la pianificazione dei rapporti sessuali, e di fratelli e cognati che da una parte e dall'altra, per motivi che non approfondivano mai del tutto, li disprezzavano. Avevano cura delle parole, non le usavano a sproposito, erano battibecchi linguisti...

Quando le suore parlano di uomini

Qualche volta da ragazzini, tornando dal campo di pallone, le incontravamo che scendevano a stormo verso san Girolamo, proprio come le rondini di quella magnifica canzone di Castelnuovo che ancora non era stata scritta. Noi sudati, bellicosi, pieni di ormoni in circolo; loro pudiche, prive a guardarle di qualsiasi istinto animale, mormoravano parole impercettibili, preghiere segrete e flebili canti di devozione. Eravamo l'inferno e il paradiso, per quanto potessero essere inferno dei quattordicenni che sì, avevano in testa una cosa sola (quella) ma facevano più che altro tenerezza, con tutto quell'armamentario di volgarità. Loro, le suore, non erano mai meno di sette o otto, mai più di dieci o dodici: era come se uscissero dal convento in numero sufficiente a darsi man forte ma pure tale da non apparire sediziose. Un giorno mollai i ragazzi della via Pal e con la maglietta fradicia mi misi a seguirle. Volevo capire che vita facevano, ascoltare i loro discorsi, rubare la loro i...

Pasticceria napoletana

Oggi son tornato a casa per istinto, non per ragione, e dopo la radio ho salito via Turati, che è ancora una specie di mulattiera moderna, e all'altezza di San Valentino ho svoltato per via Patrizi, proprio dove insiste la pasticceria napoletana più buona che ci sia fuori da Napoli. Lì mi ha preso il passato, mi ha ghermito. Lo sapevo che sarebbe successo eppure mi ci sono ficcato mani e piedi, sciocco che sono. Così ho immaginato che fossi affacciata alla finestra, come quando aspettavi che tornassi per mandarmi un bacio dal secondo piano, luogo di tenerezze e orrori fin troppo raccontati. Altre volte non eri ancora rientrata da scuola e mi lasciavi un appunto sul tavolo, la pasta già pesata da calare e un cuore disegnato sul foglio, e sotto il cuore il tuo caro Ti amo. Un giorno scoppiai, come scoppiano gli stupidi e gli irrequieti quando credono che la famiglia stia loro stretta, e tu mi hai fatto ragionare su un concetto discretamente fondamentale: la riconoscenza al destino. ...

Chi sono io?

Vorrei avere un nome per ogni circostanza, uno per ogni tentazione, uno per ogni telefonata molesta e uno per tutti gli appuntamenti a cui ho dato buca, di modo che quando mi maledicono maledicano qualcun altro. Sarebbe divertente che il lunedì mi chiamassi Gianrico, il martedì Stefano, il sabato Elia e solamente la domenica Francesco perché una volta la settimana, al giorno della festa, la verità al mondo potrei pure mostrarla. Come sarebbe disorientata lei, la ragazza che ha un solo bellissimo nome, a cercarmi sulla rubrica del telefono; che disabitudine, che pigolio di voce, nella notte, a svelarmi amorosa fra tutti i miei alias. Eppure sarebbe un gioco perfetto, e potrei perfino sviluppare triple e quadruple personalità senza che nessuno mi accusi di schizofrenia. Sarei ilare, commosso, cinico, sentimentale, arrivista, e tutti saprebbero riconoscermi coerenza e logica, e appena una sfumatura irrilevante di eccentricità. Dentro il mio nome ce ne sarebbero cento altri, e ognuno avreb...