Esiste una zuppa inglese soltanto: quella di Gino Rosignoli. Il quale, incidentalmente, era mio nonno, parentela che mi ha permesso di mangiare quella bontà per tutta la giovinezza, senza ritegno e ben oltre le feste comandate. Osservavo rapito con che cura Gino la preparava: ho imparato dalla sua arte pasticcera ad amare i miei progetti, le cose che ho fatto, e ho tentato di applicare alle piccole imprese della vita la stessa dedizione che lui riservava a quel miracoloso dolce d'alchermes. Per prima cosa annunciava la sua intenzione a tutta la famiglia, che era allargata, pingue, non i quattro gatti di adesso. Diceva Venerdì faccio la zuppa inglese e domenica la mangiamo tutti insieme, quindi non prendete impegni . Non era un invito, era come l'ordine di un sergente al suo plotone. Dopo di che usciva a piedi - non ha mai preso la patente - a comprare gli ingredienti necessari. Solo roba di prima qualità, naturalmente: la cioccolata Zaini e il liquore di marca alla drogheria d
Sdraiato sui binari: diario di bellezze malsincere in attesa del treno. Sperando che porti ritardo.