Ho conosciuto Mario Castelnuovo nel 1981 ma ci ho parlato per la prima volta solo tre giorni fa, al telefono. Nel mezzo, 38 anni in cui ho vissuto sapendo che da qualche parte c'era, e scriveva cose strane e attraenti, e differenti , e che lui non sapeva nulla di me, com'è naturale. Un artista riesce raramente a dare un volto alle persone che lo seguono, e se pur capita è per il tempo di un autografo, per le due ore di un concerto, e poche altre circostanze. Perciò ho vissuto conoscendo di lui alcune cose private non proprio trascurabili - quelle che ho intuito nelle sue canzoni, dai romanzi, dai libri che han raccontato la sua poetica - e lui nulla di me, il che genera uno squilibrio tra le parti. Che è a sua volta una delle controindicazioni della notorietà: svelarsi così intimamente a degli sconosciuti. Questo fanno i narratori, però, e sanno che non c'è alternativa: o quello o il silenzio. E dunque, davvero, ho attraversato le stagioni tenendo a mente le sue canzoni,...
Sdraiato sui binari: diario di bellezze malsincere in attesa del treno. Sperando che porti ritardo.