A me Narni fa battere il cuore. E non è un modo di dire. Altrove sembra che si fermi, si congeli: direi che vivo senza vivere. Nella mia città tutto riparte, il sangue fa il suo giro, come il vento, i pensieri s'allargano sulle piazze e trovano dimora in angoli rassicuranti, le pene perdono peso, consistenza. Il tempo della festa a Narni è un tempo di ricordi ragionevolmente allegri: accettabile per uno come me che non è mai stato bambino nemmeno da bambino. Non che fossi più intelligente o sveglio dei miei amici. No. Solo più malinconico: forse un presagio di quel che sarebbe stato. Mi piaceva restare in tabaccheria con mio padre, la sera del corteo storico, fin quasi a mezzanotte. Entrò Sergio Castellitto, una volta; un'altra Marcello Mastroianni. E poi facce diverse dal solito e parole toscane e venete, marchigiane e ciociare: turisti a prendere le Marlboro lights , cartoline, gomme da masticare, a chiedere dove mangiare, che le hostarie scoppiavano. La folla densa, stanc...
Sdraiato sui binari: diario di bellezze malsincere in attesa del treno. Sperando che porti ritardo.