Guardo come sei sfrontata, come nobiliti ancora quella curva, come da quel cantone ti fai beffa degli uomini e li osservi muta. Guarda come resti identica, ogni anno che vola. Ciao pietra, non avertene a male ma fai un po' rabbia. Ti passo davanti ogni giorno, e ogni giorno perdo un centinaio di capelli, e gli occhi perdono allegria, il viso si riga attorno agli occhi, le spalle si curvano d'un altro grado, le gambe stentano dove ieri andavano sicure e tu sei sempre uguale a quando ero ragazzo, a quando era ragazzo mio padre, a quando mio padre non era nato e mio nonno tornava dalla guerra dopo aver lasciato un figlio in Albania. Vorrei essere te, pietra, vorrei avere la tua struttura, il tuo cuore di sasso, l'anima imperturbabile, e aver sentito pronunciare parole come nostalgia, malinconia, rabbia, dolore, solitudine ma non saperne il senso, solo il suono. Ti hanno guardato tutti coloro che ho amato, coloro che ho detestato e a cui ho promesso battaglia, salvo poi trattare la pace perché non ne valeva la pena. Eri qui dove sei adesso, con lo stesso sbaffo color cenere sotto il frontone, i fianchi panciuti come di giara, quando casa mia era tutta una festa, quando studiavo da matto intuendo in certi libri spietati la direzione degli uomini, quando è nata mia figlia, quando è morta mia moglie, quando è morto mio padre, estranea a qualunque sacrificio, alla speranza, indifferente a qualsiasi spavento. Io ho vissuto, ho pianto di felicità e riso di rabbia, ho sgominato i miei demoni come Orlando ma con minor furia, e come lui mi sono innamorato di una donna che neanche mi guardava. Tu no, tu sei immortale e io morirò, tu sei eterna e io chi lo sa, speriamo. Ma che te ne fai, di quella eternità? Non è eterno solo chi patisce, chi piaga le mani, chi urla prega e maledice dio? Ti fai beffa degli uomini e di certi uomini spenti sei perfino l'immagine ma in cuor tuo, se un cuore l'avessi, vorresti essere noi.
C'è una murata di scogli a cento metri dalla riva, mia figlia arrivava fin là. Più al largo non si tocca e a turno io e mia moglie le facevamo la guardia, dritti sul bagnasciuga, rischiando l'insolazione. Ciononostante ogni tanto spariva tra quelle onde docili, pochi attimi, per poi riapparire in qualche tratto più vicino alla spiaggia. Troppo tardi, a me era già venuto un infarto. Meno apprensiva mia moglie: forse già sapeva che in capo a tre anni ci avrebbe lasciati soli e voleva mostrarmi come gestire razionalmente il panico di una figlia in mare aperto. In senso letterale e metaforico. Era il 2009 e dopo sedici anni sono tornato qui, ma l'albergo dove soggiornammo inquieti e preda di una felicità a breve termine l'ho solo sfiorato: ho preso una camera nell'albergo accanto dalla cui finestra, guarda tu il caso, si intravede la camera di allora, un suo spiraglio almeno. Perché l'ho fatto? Perché non sono mai riuscito a maledire il passato, provo anzi una sort...
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