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L'età della pietra

Guardo come sei sfrontata, come nobiliti ancora quella curva, come da quel cantone ti fai beffa degli uomini e vedo in grani tutta la mia vita. Ciao pietra, non avertene a male ma fai un po' rabbia. Ti passo davanti ogni giorno, e ogni giorno perdo un centinaio di capelli, e gli occhi perdono allegria, il viso si riga attorno agli occhi, le spalle si curvano d'un altro grado, le gambe stentano dove ieri andavano sicure e tu sei sempre uguale a quando ero ragazzo, a quando era ragazzo mio padre, a quando mio padre non era nato e mio nonno tornava dalla guerra dopo aver lasciato un figlio in Albania. Vorrei essere te, pietra, vorrei avere la tua struttura, il tuo cuore di sasso, l'anima imperturbabile, e aver sentito pronunciare parole come nostalgia, malinconia, rabbia, dolore, solitudine ma non saperne il senso, solo il suono. Ti hanno guardato tutti coloro che ho amato, coloro che ho detestato e a cui ho promesso battaglia, salvo poi trattare la pace perché non ne valeva la pena. Eri qui dove sei adesso, con lo stesso sbaffo color cenere sotto il frontone, i fianchi panciuti come di giara, quando casa mia era tutta una festa, quando studiavo da matto intuendo in certi libri spietati la direzione degli uomini, quando è nata mia figlia, quando è morta mia moglie, quando è morto mio padre, estranea a qualunque sacrificio, alla speranza, indifferente a qualsiasi spavento. Io ho vissuto, ho pianto di felicità e riso di rabbia, ho sgominato i miei demoni come Orlando ma con minor furia, e come lui mi sono innamorato di una donna che neanche mi guardava. Tu no, tu sei immortale e io morirò, tu sei eterna e io chi lo sa, speriamo. Ma che te ne fai, di quella eternità? Non è eterno solo chi patisce, chi piaga le mani, chi urla prega e maledice dio? Ti fai beffa degli uomini e di certi uomini spenti sei perfino l'immagine ma in cuor tuo, se un cuore l'avessi, vorresti essere noi. 

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