L'ho tradita, sì, l'ho tradita, è successo stamane ma l'intenzione parte da lontano. L'ho tradita con leggerezza, come camminassi scalzo su un prato fiorito, e l'ho fatto nonostante piovesse, perché gli adulteri più plateali si consumano nelle giornate di sole. L'ho tradita e non me ne pento, anzi provo una quieta euforia, anticamera della felicità che arriverà nelle prossime ore o al massimo domani. Stiamo insieme dal 2020, dentro di lei sono stato anche bene ma son di più le volte che mi ha respinto, reagendo inospitale alla mia corte. Così non dico che è stata lei a spingermi al tradimento - sono solito assumermi le mie responsabilità - ma è probabile che se fosse stata più accogliente, ogni volta che rientravo, tutto questo non sarebbe successo. L'ho tradita stamattina dopo aver tentato altre volte di farlo, senza successo: questo per farvi capire che è stato tutto meno che una cosa improvvisa. Sono salito dall'altra col muso lungo di chi si sente soffocare e cerca aria nuova, le ho raccontato la mia sofferenza come fanno gli uomini in queste circostanze - pietendo comprensione - e lei, l'altra, ha fatto finta di accontentarmi, ha lasciato che spalancassi una finestra e mi rifocillassi di vento. Poi ho posato le prime cose - lo stereo più vecchio che ho, un cappotto che non mi serve visto che ormai è maggio, una copia di un mio libro - e mi sono sentito leggero, sensazione che avevo dimenticato. Sono rimasto un'ora appena, non aveva senso trattenersi di più, i primi tempi l'amore si contenta di passaggi brevi - ci sarà modo poi per giocare con la noia. Nessun senso di colpa, a tornare da chi ho tradito: tutti e due tra poco apparterremo ad altri. La freddezza con cui mi ha salutato, appena ho varcato la soglia, me lo ha ricordato in tutta la sua ferocia.
C'è una murata di scogli a cento metri dalla riva, mia figlia arrivava fin là. Più al largo non si tocca e a turno io e mia moglie le facevamo la guardia, dritti sul bagnasciuga, rischiando l'insolazione. Ciononostante ogni tanto spariva tra quelle onde docili, pochi attimi, per poi riapparire in qualche tratto più vicino alla spiaggia. Troppo tardi, a me era già venuto un infarto. Meno apprensiva mia moglie: forse già sapeva che in capo a tre anni ci avrebbe lasciati soli e voleva mostrarmi come gestire razionalmente il panico di una figlia in mare aperto. In senso letterale e metaforico. Era il 2009 e dopo sedici anni sono tornato qui, ma l'albergo dove soggiornammo inquieti e preda di una felicità a breve termine l'ho solo sfiorato: ho preso una camera nell'albergo accanto dalla cui finestra, guarda tu il caso, si intravede la camera di allora, un suo spiraglio almeno. Perché l'ho fatto? Perché non sono mai riuscito a maledire il passato, provo anzi una sort...
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