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Visualizzazione dei post da aprile, 2024

Entertainment

Passano i ragazzi colorati, passa la primavera, passano i cani al guinzaglio, passa la banda dopo il rompete le righe e passa la vigilessa dalle grandi tette, ma non passi tu. Ci avevo sperato, ma ci credevo poco. Sono uscito con l'idea di incontrarti per caso e ho giocato l'attesa arrampicandomi su per le ottocento pagine di un libro stupefacente che non finirò mai, se non barando. Sono uscito con la speranza di incontrarti ma come ogni speranza pesava due lire, o una piuma sul piatto d'una bilancia, o la pagina 170 di quel libro immane, lei e lei soltanto. Però il mattino è dolce e turbatore anche se Eugenio è morto da un pò, le trattorie son piene a scoppiare, le moto ruggiscono e le ragazze ridono fresche come mazzi d'insalata: che palle tutte queste canzoni di gioventù. Spero promitto e iuro reggono l'infinito futuro: mi viene così, mentre passa un passante coi passanti dei calzoni senza la cintura, mi vengono scioglilingua, ieri ho letto in teatro due miei rac

Invisibile

Questo mio amico che adesso si è fermato ha viaggiato per il mondo tutta la vita. Deserti, città che io ho attraversato solo con la fantasia, lui li ha visti, calpestati, e a ogni ritorno me li ha raccontati: non per vanto, ma pensando che tornassero utili al mio mestiere di narratore. È stato quattordici volte in Africa, quasi altrettante in Sudamerica, tre volte a New York - dove amò una donna creola che per poco non lo convinse a sposarla - e pure l'Europa l'ha esplorata palmo a palmo, per la mia invidia malcelata. Poi ha come deciso che s'era sbagliato a essere per tanto tempo così irrequieto, mi ha detto che è stato un fraintendimento tutta quella smania di alberghi, aeroplani e fusi orari. E che il suo grande sogno era quello di stare fermo in un punto, lavorare dentro un recinto stretto, non indagare il mondo, guardare gli uomini senza la pretesa di capirli. Così ho pensato che stesse mentendo: a se stesso prima che a me. Poi ho visto che gli occhi, i gesti, andavano

Per sempre

Prima di addormentarmi raduno le idee leggere, quelle che il giorno son scappate sulle colline, allegre come sono e piene di vento. Le raduno e spero che una di loro resti tutta la notte, al contrario di certe amiche che vanno via quando l'alba è ancora lontana, lasciandomi stordito di nostalgia. Capita però che una fantasia asprigna si intrufoli tra quelle soavi, le contamini, è successo stanotte, non ho saputo difendermi. La memoria è un film di un milione di giorni e quel giorno di stanotte è una sera d'estate, verso le nove, e perdonatemi se qui il racconto diventa farraginoso, e il tempo uno scioglilingua. Viaggiavamo, io Alessandra e Susanna - che era piccola e stava sdraiata nel sedile di dietro - da Narni verso la città, nella Opel blu che all'epoca aveva fatto appena duemila chilometri. Guidavo piano, come in quella canzone di Concato, e tutto sembrava destinato a durare per sempre. Nostra figlia cantava una canzone di Pacifico, poi la voce le si invischiò di sonno

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Una ragazza di trent'anni sta in ginocchio sotto la pioggia davanti alle vetrine della Ubik, in corso Tacito. Tiene in mano un barattolo di alluminio, lo sguardo basso. Qualcuno che passa ci mette dentro una moneta, poi va via di fretta,  per non star troppo a ragionare con la propria coscienza. Un camionista ha fermato il suo bisonte in un'area di servizio, è notte, ci dorme dentro, non ha i soldi per l'albergo, sua moglie sta ottocento chilometri lontano. Forse piange, ma solo se nessuno lo vede. Un bambino in un istituto non ha padre né madre, o meglio ce li ha ma sono inaffidabili, al contrario di lui, ma nessuno lo vuole. Dicono che ogni tanto è come se vivesse in un mondo tutto suo, si chiude dentro a un bunker e non fa entrare nessuno. Il dolore è invisibile, certe volte; certe altre è tanto accecante che chiudiamo gli occhi e scompare. Da una vita sono così concentrato sul mio da non vedere più quello degli altri. Mi ha spaccato a metà e per ricompormi - come il vis