Passa ai contenuti principali

Un posto migliore in cui vivere

Dio, benedici le mie canzoni, i miei libri, tutti i cinema all'aperto della giovinezza e il loro soffitto stellato, i ristoranti sulla spiaggia, le ragazze che ho amato senza darlo a vedere, il dolore che ogni tanto ancora mi azzanna e le tentazioni a cui ho ceduto. Spargi l'incenso su tutto e poi ascoltami quando ti parlo, e giustifica il vuoto. Adesso ho paura. Ho paura che tutta quella bellezza sia ormai inafferrabile, che chi ho attormo mi ami solo a parole, che la memoria faccia più danni della dimenticanza. Questa casa è triste: non c'è una ragione precisa, è solo un sentimento, ma è un posto dove abitare mi pesa. Tornarci, alla fine di un viaggio, la sera dopo un concerto, è una pena sottile, inconsistente, ma racconta perfettamente lo sbaglio che ho fatto a comprarla. Ne sono successe di ogni colore, da che abito qui. Cose anche di una certa bellezza, ma quelle asfissianti sono un po' troppe, e hanno la perversa abitudine di restarmi addosso più a lungo. Eppure oggi camminavo le stanze, mentre la pasta finiva di cuocersi, e ho immaginato come saranno quando avrò traslocato un'altra volta, di quali colori saranno dipinte, chi ci scoperà con frastuono, fregandosene dei vicini, e se qualcuno, sul tavolo della cucina, aprirà il file di una risonanza magnetica pregando tutti i santi, come ho fatto io. Ci ho abitato con mia figlia e poi mia figlia è andata via, a cercare una sua felicità; ci ho fumato in terrazzo alle due del mattino le quattro once d'erba che mi regalò un'amica; ci ho aspettato chi doveva arrivare facendo l'alba a guardare la strada, e il parcheggio vuoto, e una volta sono uscito in pigiama, come i matti, sperando che quel gesto accelerasse il ritorno. Al pomeriggio, quando sono io a tornare, la mia casa mi accoglie irritata: sa di non andarmi a genio. Poi facciamo pace. D'inverno la riscaldo un poco; d'estate lascio entrare la luce dell'ora legale, e lei s'abbellisce come una donna la prima volta che la inviti a cena. Ho scritto tanto, nel suo ventre, ho letto di tutto, come un forsennato, e da ipocondriaco mi sono inventato ogni mese una malattia nuova. Al gioco della memoria continuo a perdere: questo tempo che vivo è infingardo, a paragone di quello che è stato il passato. Ma magari il passato non era così, e la mia è una sciocca illusione. Ragion per cui può darsi che il futuro sia finalmente un posto migliore in cui vivere. 

Commenti

Post popolari in questo blog

Avvento

Il primo Natale dopo la grande tenebra è una stagione vicina eppure antica: undici anni or sono. Là dentro decisi che non me ne importava più delle mie canzoni, dei libri che mi avevano spaccato a metà, e che mi sarei abbrutito, se ne fossi stato capace. Gli altri, intorno, continuavano a fare le cose con noncuranza, come se Alessandra fosse uscita a comprare candele e centrotavola e tutti sapevano che sarebbe arrivata in tempo per il cenone. Scartai il regalo che mi fece qualcuno che non ricordo e dentro c'era un libro di viaggi nello spazio: un suggerimento, avrei dovuto cercare mia moglie dappertutto, nell'universo, tranne che su questo pianeta. Poi venne il primo gennaio, poi il mio compleanno, poi marzo - che ho sempre amato, per via della sua schizofrenia - e poi aprile, mese che ci trasformava per due giorni in amanti affamati, al mare, ed era quando non avevamo altri legami al mondo che il nostro. Ci andai lo stesso, al mare, con mia figlia, e commisi l'errore di ra

Alcune ragioni contrarie all'infelicità

Perché sei infelice? Perché non riesci a starci dentro, alla felicità, per più di dieci minuti? Io credo che dovresti ragionare su queste domande, così intime e così terribili. Se vuoi ti do una mano, molti dicono che ci somigliamo, sarà più facile per me che per un altro suggerirti una via d'uscita. Sei infelice nonostante tu faccia tutti i giorni quello che ti piace. Pensa se non fosse successo, che avessi quei piccoli talenti che alcuni ti riconoscono: parlare in radio con disinvoltura, scrivere con leggiadria, tenere avvinti venticinque ragazzi con un poeta che per la prima volta non sembra loro inutile. Pensa se non avessi quei piccoli talenti ma fossi divorato dal desiderio di averli, e ogni tua invenzione passasse inosservata, o peggio fosse evitata come la peste. Questa attenzione che ti dedicano, non è già motivo di felicità? Le parole - lusinghiere -  che ti regalano a corredo delle tue, non sono una buona ragione per essere felici? E quando hai viaggiato per l'Italia

Zoe

Il giorno della morte di Silvio Berlusconi mi arriva un messaggio sulla chat di Facebook: Ciao, hai visto che anche lui se n'è andato? e così mentre il cuore salta un paio di battiti mi ritrovo a Montalto di Castro, è il 1983, ho sedici anni. Eravamo partiti in due ma l'amico che venne con me faceva le sei del mattino in discoteca e poi dormiva tutto il giorno, cosicché me ne andavo a spasso per conto mio, in bici, per capire un po' meglio che bestia fosse la libertà. Per inciso confesso che dopo quarant'anni devo ancora scoprirlo: l'ho sentita pronunciare da così tante lingue biforcute, quella parola tronca, che mi si sono confuse le idee. Certi scrittori di cui ho venerazione giurano che esser liberi significa non sapere mai per certo cosa voglia dire: se così è allora sono libero, e tanti saluti. E a parte questo, quell'estate fu maestosa. Di primo pomeriggio guardavo Mister Fantasy - coi videoclip di Madonna e dei Frankie goes to Hollywood, e dev'essere