Ero innocente, a parte il fatto che stavo mangiando una gran fetta di pandoro. Ma avevo pur sempre undici anni, come può essere colpevole di qualcosa, uno, a quell'età? La notte era finita ma il buio no: fuori della finestra tutto raccontava la tenebra, ogni filamento di stella, ogni passaggio di uomini ubriachi. Era il primo dell'anno, era domenica. E mangiavo il pandoro, ma non una fetta, ho mentito. Lo mangiavo a strappi, come cogliere ciuffi di manna da un cespuglio del vecchio testamento, e poi lo tuffavo nel caffelatte e quello veniva su tutto molle e gocciolante. C'erano sul tavolo le teglie della sera prima, piene di bicarbonato per staccare il grasso, e sul muro già il calendario del 1978. Mangiavo di fretta, una colazione di nascosto, prima che mi si facesse notare che divoravo troppi dolci, e che continuando di quel passo a vent'anni mi si sarebbero cariati tutti i denti. Mangiavo di fretta, ingurgitando aria, difetto che mi sono portato dietro anche da grand...
Sdraiato sui binari: diario di bellezze malsincere in attesa del treno. Sperando che porti ritardo.