Passa ai contenuti principali

Post

Visualizzazione dei post da agosto, 2023

Dio e la ragazzina impertinente

C'è ancora chi mi manda messaggi del tipo  Ho letto quel tuo romanzo con dio scritto minuscolo che fa il tatuatore e la ragazzina impertinente: mi è piaciuto assai. Posso farti una domanda? e io, dopo essermi lusingato un'altra volta - perché il titolo su due piedi non se lo ricorda nessuno ma il libro dopo dieci anni vende ancora discretamente - gli rispondo Sì, certo che sì, spara . E lui, o lei, e infatti stamattina era una donna, attacca col ditirambo - Ammappa quanto sei bravo, sai che sarebbe ganzo farci un film, e che personaggi strambi, e che storia lunatica - e dopo il ditirambo in genere arrivano le critiche: Però è stampato troppo piccolo, però non ho capito se il finale è amaro o consolatorio... Oggi niente critiche, la ragazza è andata dritta al punto: Ma perché non scrivi un seguito in cui dio stabilisce che tutte le cose che fanno bene fanno male e viceversa? Le chiedo di spiegarsi meglio e lei si spiega, e alla fine capisco che le piacerebbe leggere un'u

Biopsia

Amico mio, lo so che non hai ammazzato nessuno e che non faresti del male neanche a una mosca, ma le cose stanno così. Mi telefoni implorante, mi lusinghi chiamandomi scrittore, oggi non ce la fai a stare da solo: vediamoci a un caffè, allora, purché abbia l'aria condizionata. Il tempo di ordinare e prendi a raccontare, a strappi, furente, tu per solito tanto riservato - uomo strano ti chiamava tua moglie, e adesso invece perdi le parole come fossero dentro una busta sfondata. Non ho ammazzato nessuno, non ho mai alzato le mani sopra a nessuno , ripeti: perché mi tocca tutto questo strazio? Ti sto a sentire ma per davvero, non come con altri, quando faccio finta, annuisco, recito a soggetto ma vorrei che la smettessero. Appena capisco tutta l'enormità della questione, ricordo che non esistono parole a consolazione, è tutto fuori portata, le difese dell'alfabeto sono limitate. Ti mostro lo stesso una reazione, d'istinto immagino, per l'amore che ti porto, per dispera

Eroinomani

La raggiunsi sulle rocce, era l’unico posto dove poteva essere scappata. La trovai che scarabocchiava un quadernino, scomoda tra gli scogli, nuda, eppure apparentemente a suo agio. Sotto, il mare azzurrino stancava gli occhi, potevi cercare con tutte le forze un pretesto perché quella scena diventasse muta e non l’avresti trovato, neanche a campare cent’anni. Mi guardò e le venne quel sorriso primitivo di chi è contento di vederti, prima che gli uomini inventassero il sorriso di circostanza. “È un’ora che ti cerco” – le dissi: non era vero, e lei lo sapeva. Si toccò un orecchio e accese una sigaretta, come quando andavo a far benzina da lei e giocava a spaventarmi. La benzinaia più attraente che abbia mai conosciuto. “Non trovo più divertente di questo nessuno dei tanti mestieri che ho fatto”, mi aveva confessato. Quella volta eravamo in Puglia, era il novantotto, viaggiavamo in quattro, con il pentimento dei trentenni che hanno saltato qualche trasgressione e a quell’età han voglia di

Accorciare le distanze

I derelitti che incontro aumentano ogni mattina di più. Ogni mattina, dopo aver parcheggiato con cura e mentre lascio finire l’ultima canzone, e ficco nello zaino quella sciocchezza di libri e fantasia che mi serve per la diretta, ne incrocio di nuovi, e a tutti leggo in faccia l’incredulità. Una volta è una donna che cammina a scatti, ha una scarpa ciancicata e l’altro piede è scalzo, sembra aver fretta, si guarda attorno diffidente, come una lupa capitata in città. Una volta è una ragazza con una birra in mano, sono le sette del mattino e lei chiede un po’ di moneta a tutti quelli che incontra. Una volta è un vecchio africano che sta seduto su una panchina davanti al portone della radio, indossa pantaloni di velluto anche d’estate, ha la barba a chiazze, non elemosina nulla, non implora: soltanto, fissa in faccia tutti quelli che passano. Io invece ho una casa di proprietà, una macchina che ha fatto meno di duecentomila chilometri, qualche soldo per le vacanze e il cinema, vestiti ch