La notte perversa ha un compagno di forca che si porta dietro ogni volta che può, come un amico sobrio da far guidare quando sei ubriaco: è il signor Spavento, lugubre fantasma dalle dita ossute. Con l'arte che si ritrova, il signor Spavento si infila nella fessura tra il sonno a riva e il primo risveglio, quella che s'apre dieci minuti dopo che mi sono addormentato, e lì s'acquartiera con le sue truppe maledette. Una volta suggerisce il sospetto d'una malattia - sai quel dolorino leggero che non smette? - un'altra il fallimento di tutti i sogni, un'altra ancora la crudeltà degli anni che scappano e l'errore più grande che posso commettere: corrergli accanto, così da stare al passo con loro. Di notte le paure prendono coraggio perché non c'è nessun gesto che le combatta e la vita si mostra per quella che molti temono sia: un'insensata speranza. Eppure. Eppure io so che esistono un tempo che non posso controllare - un tempo esteriore, che ogni giorno m'invecchia - e un tempo immobile, dentro il cuore, o lo stomaco, o dove più vi piace immaginarlo, che è lo stesso da che avevo quattordici anni. Posso riempirlo di qualunque malefatta, o esagerazione, o architettura strafottente: oltre che immobile è capiente più di quanto possiate immaginare. Così ci metto un giorno le idee per un romanzo nuovo e la volontà di riuscire a scriverlo, un altro la casa che non ho ancora trovato e che da qualche parte deve pur esistere, cogli angoli fatti a misura dell'anima mia, un altro ancora il desiderio di una nuova tenerezza, che ho ben chiara in mente ma che mi guardo bene dal raccontarvi. Son tutte smanie primaverili, prove inconfutabili se non dell'esistenza di dio, certamente della mia, perché solo chi esiste sogna così forte. Per tutto questo, se mi vedete coi capelli più bianchi, quando è un po' che non mi incontrate, o con le linee del collo un poco segnate, sappiate che è solo il guscio, quello che state guardando, il corpo che s'adegua al tempo menzognero. Se invece aguzzate la vista, come in quel giochino dei giornali di enigmistica, potrete vedere un adolescente che ha davanti a sé, intatti, tutti gli orizzonti, e tutti li vuole conquistare.
Il primo Natale dopo la grande tenebra è una stagione vicina eppure antica: undici anni or sono. Là dentro decisi che non me ne importava più delle mie canzoni, dei libri che mi avevano spaccato a metà, e che mi sarei abbrutito, se ne fossi stato capace. Gli altri, intorno, continuavano a fare le cose con noncuranza, come se Alessandra fosse uscita a comprare candele e centrotavola e tutti sapevano che sarebbe arrivata in tempo per il cenone. Scartai il regalo che mi fece qualcuno che non ricordo e dentro c'era un libro di viaggi nello spazio: un suggerimento, avrei dovuto cercare mia moglie dappertutto, nell'universo, tranne che su questo pianeta. Poi venne il primo gennaio, poi il mio compleanno, poi marzo - che ho sempre amato, per via della sua schizofrenia - e poi aprile, mese che ci trasformava per due giorni in amanti affamati, al mare, ed era quando non avevamo altri legami al mondo che il nostro. Ci andai lo stesso, al mare, con mia figlia, e commisi l'errore di ra
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