La scorsa estate mi è capitato di viaggiare da solo, in macchina, di notte, da Carpi fino a casa. Col buio l'autostrada sembra l'oceano, i camion soffiano vapore come le balene, le altre macchine buttano luce allo stesso modo dei pesci di profondità e l'asfalto è più scuro a ogni svincolo: è acqua d'alto mare, inabissata. In capo a un centinaio di chilometri, dopo il caffè dell'autogrill, m'è presa la stessa paura che strinse Thor Heyerdahl in mezzo al Pacifico: non c'erano sponde, non c'era scampo, potevo solo andare avanti fino a impazzire. La esagero un po' per darvi l'idea dell'inquietudine che m'ha ghermito a un certo punto, verso le due del mattino. Così ho acceso la radio, saltabeccato un po' fra le stazioni, finché non ho trovato un insonne come me, dalla voce bella quasi quanto la mia, che non blaterava come un deficiente ma al contrario raccontava sapendo raccontare, con le giuste pause dico, quelle dove s'infila l'...
Sdraiato sui binari: diario di bellezze malsincere in attesa del treno. Sperando che porti ritardo.