E all'improvviso, cinque minuti fa, mi sono accorto di essere felice. Felice di una felicità pedestre, beninteso, una felicità bagno camera e cucina, angusta, con la effe minuscola, ma che si ostina a sopravvivere nonostante, anzi che gioca il nonostante a suo favore. Non contano allora gli anni che passano, i vicini molesti, i guai che lampeggiano all'improvviso: tutto si ridimensiona, tutto lascia il tempo che trova, e io alle seccature gliene mollo meno che posso. Così facendo, quelle si stancano e vanno via e il tempo che a loro volta lasciano sono io ad abitarlo: di fantasie che mi danno allegria e del senso compiuto dei giorni. Ho scoperto - e non è che ci volesse molto ma non sono uno che ci arriva subito, sulle cose - che se dai densità, mettiamo, a un martedì, lui quando finisce ti lascia addosso un che di soddisfatta euforia, una patina biancastra come quella che si posa sul cioccolato quando invecchia. Ecco, io invecchio con una sorta di appiccicosa armatura spalmata sulla pelle, e m'incaponisco a farcire di progettini gagliardi le settimane che verranno, i mesi e a dio piacendo gli anni. Il bello è che son tutte ambizioni che hanno a che fare col mio lavoro, che è uno e trino: è lo stesso - gioca con le parole e la mia piccola abilità di mescolarle per raccontare storie - ma si manifesta in modi differenti, tutti entusiasmanti. Faccio festa e me la godo, insomma, e non è che sia proprio una sfortuna. Prendete adesso, per esempio: ho scoperto che è formidabile pasticciare coi video e così ho aperto un canale youtube dentro il quale ho intenzione di stipare un sacco di avventure formidabili e gente eccentrica che abbia qualcosa di bello da raccontare, perché se uno sogna occorre che i sogni siano presuntuosi, o è meglio non dormire affatto. Se vi ci volete iscrivere lo trovate qui www.youtube.com/channel e siccome chi ne capisce mi ha detto che ci vuole un argomento forte che contempli tutte le storie, ho immaginato che lo Stupore fosse quello giusto. Okay, forse non è un argomento: più un sentimento improvviso, una benedizione. Ma è ciò che meglio racconta la seconda parte della mia piccola carriera, quella che ricomincia ora, dopo il punto e a capo.
C'è una murata di scogli a cento metri dalla riva, mia figlia arrivava fin là. Più al largo non si tocca e a turno io e mia moglie le facevamo la guardia, dritti sul bagnasciuga, rischiando l'insolazione. Ciononostante ogni tanto spariva tra quelle onde docili, pochi attimi, per poi riapparire in qualche tratto più vicino alla spiaggia. Troppo tardi, a me era già venuto un infarto. Meno apprensiva mia moglie: forse già sapeva che in capo a tre anni ci avrebbe lasciati soli e voleva mostrarmi come gestire razionalmente il panico di una figlia in mare aperto. In senso letterale e metaforico. Era il 2009 e dopo sedici anni sono tornato qui, ma l'albergo dove soggiornammo inquieti e preda di una felicità a breve termine l'ho solo sfiorato: ho preso una camera nell'albergo accanto dalla cui finestra, guarda tu il caso, si intravede la camera di allora, un suo spiraglio almeno. Perché l'ho fatto? Perché non sono mai riuscito a maledire il passato, provo anzi una sort...
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