Passa ai contenuti principali

Forte


La città vive di brume, fumi densi e catrame. Eppure oggi è dolce camminarla, eppure è allegro. Taglio per via Lungonera, brucio la passerella sul fiume, sbuco davanti al tribunale e lì è già centro, già vedo gente che s'aggruma. Avvocati che fanno l'aperitivo, innamorati che non si decidono a dichiararsi, borseggiatori, donne eleganti che a un tavolino leggono Stendhal, vecchi pieni di bellezza e vecchi pieni di rimpianti: lo capisci da come si muovono, da come dondolano la testa. Sembrano - i rassegnati - certi elefanti tristi dei documentari; e gli altri invece - i combattivi - paiono usciti dai film americani di quando si credeva alla speranza, quelli coi fondali di cartapesta, quelli di Frank Capra. Più in là, dove le vetrine scintillano e il nuovo gestore della libreria del corso è un incallito scorbutico, la cenere delle fabbriche si posa sui motorini in sosta, le scorie entrano nelle narici, l'odore di bruciato, di metallo fuso, è insopprimibile. Mi sta bene tutto, stasera, anche il cratere malsano che è questa città. Non riesco a essere infelice, e nemmeno scontento, - che è un grado meno avvilente dell'infelicità, un fermarsi sulla soglia - neanche a provarci con tutti i sentimenti, neanche se chiamo a raccolta tutte le prospettive buie che in altri giorni mi storpiano il sorriso. Sto qua, nel cuore di una città piagata da cento malanni, e non me ne importa. O meglio: mi importa della sua sorte, mi sta a cuore, ma stasera non ha il potere, questa moribonda, di intorbidarmi l'umore, è tutto leggero, tutto una nuvola. Non so esattamente come sia successo: ho dei sospetti, indagherò. Forse sono finalmente diventato grande, - a patto che ci sia un momento in cui lo si diventa per sempre - sono diventato forte. Ci ho messo un po', ne converrete, ma l'evoluzione è completa: meglio tardi che mai. Oppure no, e domani ci sarà una ricaduta, e alla prima contrarietà m'annebbierò. D'altro canto essere forti è una piccola filosofia, e ci vuole disciplina per praticarla. In tal caso, mi toccherà rimettermi a studiare. Ma se mi verranno incontro altri giorni uguale a questo che ora muore, sarà tutta fatica ben spesa.
 




Commenti

Post popolari in questo blog

Avvento

Il primo Natale dopo la grande tenebra è una stagione vicina eppure antica: undici anni or sono. Là dentro decisi che non me ne importava più delle mie canzoni, dei libri che mi avevano spaccato a metà, e che mi sarei abbrutito, se ne fossi stato capace. Gli altri, intorno, continuavano a fare le cose con noncuranza, come se Alessandra fosse uscita a comprare candele e centrotavola e tutti sapevano che sarebbe arrivata in tempo per il cenone. Scartai il regalo che mi fece qualcuno che non ricordo e dentro c'era un libro di viaggi nello spazio: un suggerimento, avrei dovuto cercare mia moglie dappertutto, nell'universo, tranne che su questo pianeta. Poi venne il primo gennaio, poi il mio compleanno, poi marzo - che ho sempre amato, per via della sua schizofrenia - e poi aprile, mese che ci trasformava per due giorni in amanti affamati, al mare, ed era quando non avevamo altri legami al mondo che il nostro. Ci andai lo stesso, al mare, con mia figlia, e commisi l'errore di ra

Tre circostanze fortunate

Tu adesso chiudi gli occhi che io ti do un bacio. Chiudi gli occhi perché il bacio non devi vederlo arrivare, devi fare in modo che l'attesa sia una fitta dentro al petto, che la mia bocca s'aggrappi alla tua quando non ci contavi più, quando pensi che me ne sono andato e t'ho lasciata là, ingannata e cieca. Mentre aspetti il tempo ti sembrerà differente - il tempo dell'attesa di un bacio sfugge alla gabbia consueta - e se alla fine ti chiedessero di contarlo dovresti fare come i bambini, con le dita, e sarebbe lo stesso un inganno. Non è una questione di età, io ho la mia e tu la tua, non siamo alle prime armi. Ma anche la tenerezza - perché è di questo che stiamo parlando - muove con un tempo tutto strano, asincrono, ed è la stessa di quando avevamo vent'anni - tu più di recente - rinvigorita però dall'autostima, che alla giovinezza non si addice. Poi vorrei tenerti addosso, come in quella canzone di Paoli, stringerti alla mia camicia bianca e dirti che probab

Alcune ragioni contrarie all'infelicità

Perché sei infelice? Perché non riesci a starci dentro, alla felicità, per più di dieci minuti? Io credo che dovresti ragionare su queste domande, così intime e così terribili. Se vuoi ti do una mano, molti dicono che ci somigliamo, sarà più facile per me che per un altro suggerirti una via d'uscita. Sei infelice nonostante tu faccia tutti i giorni quello che ti piace. Pensa se non fosse successo, che avessi quei piccoli talenti che alcuni ti riconoscono: parlare in radio con disinvoltura, scrivere con leggiadria, tenere avvinti venticinque ragazzi con un poeta che per la prima volta non sembra loro inutile. Pensa se non avessi quei piccoli talenti ma fossi divorato dal desiderio di averli, e ogni tua invenzione passasse inosservata, o peggio fosse evitata come la peste. Questa attenzione che ti dedicano, non è già motivo di felicità? Le parole - lusinghiere -  che ti regalano a corredo delle tue, non sono una buona ragione per essere felici? E quando hai viaggiato per l'Italia